giovedì 13 agosto 2020

Agosto 2020 – giorni 9, 10, 11 e 12


Sono i giorni della bicicletta.
Che sia per un breve e solitario girare a zonzo, che siano oltre 20 km. al seguito di nonno Alfredo, lui con la bici elettrica, privilegio dell’età, e con Monica anche lei con me ad arrancare sotto il sole, che siano i sentieri lungo il Brenta, c’è tanta gioia e voglia di libertà, in questo mio pedalare.
E neppure tanta fatica, che darci dentro con i femori rende il pedalare agile e rapido, che il quotidiano lavoro di Chi Kung ha comunque reso forti e resistenti tendini e muscoli.
Poi, lontano dai tentacoli del traffico milanese, qui pedalare è una goduria, accolti da un rispetto da parte degli automobilisti che già scoprii anni addietro e che mi fa girare tranquillo, mentre il verde mi scivola accanto.
Allora, questi e i prossimi saranno anche i giorni della bicicletta.


















Non manca una visita a Portobuffolè, borgo sconosciuto ai più (chi, tra coloro che mi stanno leggendo, lo ha anche solo sentito nominare?), scoperto da Lupo, sempre più adolescente sveglio e capace di interessarsi alla storia ed all’arte di cui l’Italia abbonda.

- Il viaggio in auto mi vede messo alle strette sul caso dei “furbetti dell’INPS, laddove Monica e Lupo sono alleati nel ritenere probabilmente fuori luogo la richiesta di bonus della consigliera comunale Anita Pirovano, giustificandola però nella sostanza e rimarcandone la differenza con i grandi profittatori dei banchi dei deputati.
Io non la penso certo così, non fosse altro che per la mia travagliata storia personale e politica sin dai tempi dell’adolescenza, ma quando la mia situazione, ed io stesso, viene equiparata a quella della Pirovano, la bella signora che mendica il bonus perché ha un muto da pagare e le vacanze da fare (!!), cedo ogni voglia di dialogo: avrò da riflettere su quel che ho fatto e quel che sono diventato se vengo identificato con una simile personcina e compari di merenda da 1700 euro al mese (fonte CdS del giorno 11 Agosto).
Mi consolerò leggendo le dichiarazioni, nello stesso articolo, dalla sua collega pentastellata Patrizia Bedori: “Io non li ho presi. Non ho chiesto allo Stato che per me non è una mucca da mungere e mi indigno per chi li ha presi non avendone bisogno: l’etica e la morale per me non hanno prezzo”. 
Per la bella signora Pirovano, che ha un muto da pagare (beta lei, io casa non ho mai avuto i soldi per acquistarla) e le vacanze da fare (di nuovo beta lei, io per anni le vacanze le ho passate ospite dai suoceri perché non potevo permettermi altro) e chi è con lei d’accordo, le cose, etica e morale, non stanno così. 
Ah, da buon “precisino” e perché mi piace informarmi su ciò intorno a cui discerno, sono andato a leggere quanto dichiara di imponibile la bella signora Pirovano: 28.545 euro l’anno. Sti cazzi!! Io non dichiaravo tanto alla sua età, 38 anni, e nemmeno ora che di anni ne ho 68. Sono proprio un morto di fame, io.
La bella signora Pirovano no, lei ha saputo farsi strada, tra lavoro privato e politica, di fatto come mestiere checché ne dica la bella signora, a meno che 1700 euro non siano considerati un volontariato!!
Intanto, la retribuzione di una Cassiera di un Supermercato varia da uno stipendio minimo di 750 € netti al mese, al massimo di 1.550 € netti, quello di un Postino è di 1.250 € netti al mese.
Ci avrà mai pensato la bella, e dichiaratasi di sinistra, signora Pirovano, col suo incarico di presidente nella
Sottocommissione Carceri Pene e Restrizioni? Domanda retorica la mia.
Per chi ne volesse sapere di più, ecco la sua commovente presentazione:
https://www.comune.milano.it/comune/palazzo-marino/i-gruppi-consiliari/milano-progressista/anita-pirovano

- Portobuffolè, indicato come “borgo più bello d’Italia” e “bandiera arancione” (riconoscimento di qualità turistico-ambientale conferito dal Touring Club Italiano ai piccoli comuni dell'entroterra italiano che si distinguono per un'offerta di eccellenza e un'accoglienza di qualità) è un piccolo e stupendo gioiello.
Entriamo nel centro storico immersi in un silenzio che tutto ovatta ed abbraccia. D’altronde “Venite ad ascoltare il silenzio” è la scritta che campeggia sulla brochure del Comune. Basterebbe questo, le strade minute e le antiche case, la pulizia ovunque, a farne un passaggio in un mondo migliore.
Ma c’è anche la giovane guida del posto (ottimo lavoro di preparazione alla visita da parte di Lupo) ad introdurci alla casa che ospitò Gaia Da Camino, antesignana, nel XIII secolo, delle femministe, lei così versatile tra poesia provenzale e mediazioni politiche; la torre civica, già orrendo luogo di detenzione; la chiesa di san Rocco.
Ci sarebbero pure un ex ospedale e, soprattutto, un ampio parco con edifici ricchi di affreschi. Ma il primo sta morendo aspettando ancora le sovvenzioni giuste, mentre il secondo è di proprietà di privati che lo tengono chiuso ed inutilizzato.
Portobuffolè è il tipico caso di gioiello sconosciuto di cui l’Italia è piena; di gioiello che potrebbe splendere ancora di più se governanti e potenti si rendessero conto che, a parte l’immane valore culturale ed educativo di simili testimonianze, con un investimento adatto sarebbe traino economico di rilievo per tutto il territorio limitrofo. Fallo capire a tutti i “Lor signori”, quelli che si sono succeduti nei decenni negli scranni di potere nazionale e regionale, che il turismo non è un gioco ma una sicura fonte di reddito!!
Tante le cose, piccole e grandi, che veniamo a sapere.
Di un primo e lontanissimo stanziamento umano di genti provenienti dall’Asia Minore a cui succedette, nel 201 a.c. un insediamento romano; di come per lungo tempo fu in uso coprire gli affreschi per non pagarne la tassa; di come per salvare dalla brutalità napoleonica l’immagine del leone di san Marco gli vennero modificate le scritte lì incise… ma quanti riferimenti ai tempi nostri!!
Ce ne andiamo in silenzio, troppo partecipi dell’ambiente per sfregiarlo con parole.
Ringrazio Lupo per la bella, bellissima scoperta. E risaliamo in auto.







La sera, c’è spazio per un apericena, con bagno nel piccolo idromassaggio, a casa di zia Susy.
Vino ottimo, a partire dallo Scaia bianco (in dialetto veneto la parola “scaia” significa scaglia di pietra, gesso, calcare: è un omaggio al nord-est di Verona, dove viene prodotta questa linea di vini) e proseguendo con un millesimato più che piacevole al palato; cibi autentiche leccornie per una “cuoca” che so provetta, e grandi discussioni, capaci di spaziare dall’educazione del figlio all’organizzazione di una gita tra le ville venete, dalla situazione lavorativa di Susy, tanto difficile quanto, ahimè, comune a chi operi nella sanità pubblica, al senso del fare vacanza in quest’Italia accasciata e indebolita.


















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