martedì 25 agosto 2020

Agosto 2020 – giorni 20 21 22 23


Lupo, con le cugine, dall’anziana parente che abita in campagna; Monica a far compagnia alla sorella Cristiana in un mercatino di paese a Lazise. Io accetto volentieri l’invito di Susy per una mezza giornata alle                                                                       Terme di Catullo,
sulle rive del lago di Garda, in quel di Sirmione.
Sirmione, borgo medievale ricco di storia, la “Perla del Garda” secondo il poeta romano Catullo, vissuto un secolo prima di Cristo, è minuscolo, bellissimo ed invaso dai turisti.
Le terme, dedicate al poeta che, nato nella vicina Verona, abitò per molti anni una villa a Sirmione, si affacciano direttamente sul lago offrendo una vista mozzafiato in cui danza ogni sorta di emozione.
Imperdibile l’ora del tramonto, il sole a declinare lieve sull’acqua, tra un azzurro intenso e tenui bagliori rossastri che sfumano come una inutile minaccia.
Passo ore ed ore immerso in ampie piscine calde e scosse da vibrazioni che mi massaggiano il corpo tutto, alternandole con il relax nelle stanze del fuoco, della musica poi del sale, vetrate ad affacciarsi anch’esse sul lago, distesa che pare senza confini, quasi abissale.
Susy, habitué del posto, è perfetto anfitrione e, come inevitabile che sia con lei, all’uscita non manca una sosta godereccia in un localino per una piadina ed un boccale di birra: piaceri epicurei.
Il buio ci avvolge in auto sulla strada del ritorno. Sono dai nonni a recuperare Lupo, per poi tornare nella casa che ci ospita dove anche lì il buio ci avvolge tutt’intorno.
A notte fonda, Monica rientra e ci scambiamo le reciproche impressioni di una giornata per ambedue ricca di momenti sereni, di piccole emozioni.

La camminata avrebbe dovuto essere il “giro del Brenta”, invece, complice la pigrizia di qualcuno (…) diventa una passeggiata sulle rive del fiume.
Ogni passo, rallentato ed un po' indolente, è per me come ripercorrere altri passi succedutisi negli anni, nelle estati trascorse qui a Bassano, sfilando del fiume verde la corrente.
Tornano tutti i gesti e le parole, spesi in solitario o in compagnia, che non hanno voluto, o saputo, agire e parlare. Li ascolto ora, piccole storie dal peso insignificante che, a volte, facevano pure annoiare, ma che ora sono linfa avvincente da annusare, da leccare.
Monica e Lupo, che mi precedono di un passo, si voltano a cercarmi ed io ci sono, non voglio più sparire, nei gesti e nelle parole che nascono all’alba di ogni giorno e restano fino all’imbrunire.
Così chiacchieriamo a voce alta, Kalì a bagnarsi a riva e poi rotolarsi sulle strisce di sabbia, correre e saltare in una danza forsennata ed impulsiva.
Odore di famiglia. Odore di vita viva.
















Gli spari, distanziati l’uno dopo l’altro, disvelano la mia anima appannata, mentre lo sguardo intenso si socchiude lungo la canna, mirino e puntatore, compagnia la più adeguata.
Una scia dorata scorre, tranciando di netto ogni cupa favola, ogni destino.
Là dove sta il bersaglio, venticinque metri, e la porta inviolata di demoni ed angeli, lì si placa il cuore e il respiro.
Tensione nelle spalle, inutile tensione. Tensione nel dito sul grilletto. Inutile tensione.
Dietro e dentro il vasto mondo magico dalle mille porte nascoste, dove muore ogni speranza ed ogni speranza risorge, dove voglio finisca la mia discesa onirica perché il piacere e godimento prendano il sopravvento, lì la mia anima si ricompone.
Una volta oltre le mille porte, saprò descrivere con cura la meschina storia di quel cane che inutilmente crede di festeggiare sul cadavere del leone dopo aver rubato nella sua tana, nella sua abitazione.
Una volta oltre le mille porte, tutto quello che stavo cercando finalmente l’ho trovato, saggezza antica e maschio coraggio di saper dire la parola “basta” ad ogni malevolo spiffero accattone.
Sparo quasi divertendomi ora, rosa di fori sul bersaglio, ed entro nella mia mente per espandere una tranquilla coscienza ritrovata. Così ogni corpo, ogni emozione spossata, potrà imboccare la via che ritiene la più seducente.
Le mani che odorano di polvere da sparo, lascio il poligono alle spalle. Sorrido, ingenuo e felice come un bimbo dopo che abbia scartato i doni di Natale. Il cellulare in mano, la bella foto di Monica lì a campeggiare, la cerco, la chiamo, che la nostra vita insieme continua in questo tempo agostano.

Bassano e dintorni, sempre ed ovunque posti bellissimi.
Anche dal punto di vista gastronomico!

A poche centinaia di metri da casa dei suoceri,
l’Ottocento,
locale dello chef Riccardo Antoniolo, primo ristorante in Veneto a ricevere il certificato biologico ICEA (Istituto Per La Certificazione Etica Ed Ambientale).
Mura antiche, giardino dal sapore dolce e riservato, atmosfera rilassata e piacevole.
Mangiamo bene e beviamo altrettanto, insieme a zia Susy: grande abbuffata e chiacchiere divertite.

In altra serata, poco più in là, su una stradina che si lascia il fiume Brenta accanto, organizzo per me e Monica, un aperitivo
al Giardinetto.
Lupo è a Torri del Benaco, sul lago di Garda, impegnato ad aiutare zia ed una delle cugine in un mercatino turistico, dunque serata intima per noi due, in un giardino che sa riservare spazi appartati.
Calice di Traminer, qualche sfiziosità, parole che incidono nel cuore.
E’ vero, le persone cambiano, e a volte sono cambiamenti che aprono a fughe dalle quali è difficile tornare, a incontri che preludono un distacco arduo da colmare, a circuiti dove le menzogne rincorrono e proteggono il complice ed il furto, ogni illusione di perfezione che umili quelle che sorprese non sono più e faticano a soddisfare.
Gli occhi di Monica, profondi, sono un baratro in cui mi perdo.
La sento vicina, vita ancora da vivere insieme.
Lo scroscio di una pioggia improvvisa, una rapida corsa al riparo. Momento impertinente, nemmeno comodo, ma che io trovo così romantico e comunque caro.
Panta rei”, tutto cambia, tutto muta. Nulla si può fissare per sempre.
Chi sono io per pretendere di mantenere immutato l’equipaggio e la rotta dell’imbarcazione? Eppure sono qui a pretenderlo nel cuore e nel bassoventre.
Un po' sciocco, un po' guascone.
Ma questo sono io, anche nel privato Spirito Ribelle, nelle mie luci e nelle mie ombre, aspettando un altro, un diverso, Settembre.

La Domenica, preludio alla partenza, al solito dedico la prima ora del mattino alla mia formazione motoria, marziale.
Gli esercizi della Gru che si mischiano all’embodiment del Body Mind Centering, poi “Iron Short”, camicia di ferro e “Forma 13” con spiralizzazione dei tendini, concludendo con la “Respirazione Testicolare” dello Healing Tao.
Non manca il pantagruelico pranzo all’aperto, tavolata lunga in giardino dopo che Fabio ci ha dato dentro con la griglia, lui che è nominato “esperto”.
Un simpatico arrivederci, che domani si torna a Milano, mentre il tempo dell’estate si assottiglia.













Ricordati che tutti possono amarti quando splende il sole.
E' durante le tempeste che capisci chi tiene veramente a te.
(A. Gravina)







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