giovedì 21 luglio 2022

Quanta finzione nelle Arti Marziali

Certo, alcune dimostrazioni ed esibizioni non sono così, ma tante, troppe lo sono perché io non scriva che:

Non ne posso più delle solite dimostrazioni ed esibizioni dove il mega maestro o l’istruttore palestrato malmenano un povero allievo succube e passivo che porta loro un attacco prestabilito, concordato.

Non ne posso più delle solite dimostrazioni ed esibizioni dove il mega maestro o l’istruttore palestrato, appena l’allievo accenna il movimento concordato addirittura già agiscono per neutralizzarlo.

Non ne posso più delle solite dimostrazioni ed esibizioni dove il mega maestro o l’istruttore palestrato mettono in leva, proiettano al suolo o lanciano a metri di distanza l’allievo consenziente ed inerte, che sia quello rigido come un ramo secco, quello molliccio come un cuscino sgonfio, quello dal braccio lasciato penzoloni al fianco invece di usarlo per piantare uno sganassone sul volto di chi lo sta manipolando come fosse pasta per la pizza.

A cosa servono?

Possibile che il mega maestro o l’istruttore palestrato non siano in grado, pur nella finzione di un attacco concordato, di parare e contrattaccare solo nel momento in cui l’attacco entra nella loro sfera “intima”, quella zona “rossa”, zona bollente, che sta sul confine della loro “guardia”?

Possibile che chi guarda ammirato non si renda conto della gracilità di quelle difese fasulle? Che basterebbe fintare un diretto e all’ultimo portare un gancio e il mega maestro o l’istruttore palestrato verrebbero centrati in pieno?

Ma questo mega maestro o l’istruttore palestrato, se vogliono davvero mostrare come difendersi, che so, da un diretto e pure concordato, non sono in grado di farlo solo e quando il pugno entra davvero nella loro zona “rossa”?

Ma questo mega maestro o l’istruttore palestrato, loro in primis, si sono mai formati a difendersi realmente, ossia solo e quando il pugno entra davvero nella loro zona “rossa”?

Eppure le Arti Marziali pullulano di esercizi, di giochi, atti a difendersi quando l’attacco è alle soglie della propria guardia così da non cadere nelle “finte” dell’avversario, altri ad anticiparlo appena questi mostri l’intenzione dell’attacco, altri ancora ad indurlo ad attaccare dove si vuole. (1)

Certo, formarsi a queste diverse strategie di difesa comporta sbagliare e sbagliare ancora, comporta prendere colpi su colpi: il mega maestro o l’istruttore palestrato sono stati a loro volta formati in questo modo? L’allievo che guarda estasiato e vuole diventare forte e invincibile come il mega maestro o l’istruttore palestrato è disponibile a sbagliare e sbagliare ancora, a prendere colpi su colpi per imparare?

Queste dimostrazioni ed esibizioni così costruite, hanno avuto il pregio di avvicinare alle Arti Marziali migliaia di praticanti, ma erano gli anni ’70. Possibile riproporle ora, così finte, nel terzo millennio? A cosa servono?

 

1. Qualunque sia la strategia adottata è prioritario il saper gestire "mentalmente e fisicamente" l'avversario controllando le emozioni e le azioni proprie ed altrui. Nelle Arti marziali afferenti all’area nipponica, una prima suddivisione delle strategie adottabili è la seguente: KAKE WAZA (SEN - SEN NO SEN): Attacco diretto prima che l'avversario metta in atto una strategia, ovvero " Intuire l'intenzione”. KAKE NO SEN (SEN NO SEN): Attacco nell'esatto momento in cui l'avversario dia segno di eseguire un attacco, "sentire il momento in cui la freccia è scoccata e l'arciere non può più modificare la traiettoria, ed agire prima che arrivi". TAI NO SEN: Attacco nel momento esatto della partenza dell'attacco dell'avversario utilizzando una tecnica di difesa "De-ai". AMASHI WAZA (GO NO SEN): Difendersi uscendo completamente dall'attacco avversario e quindi eseguire un contrattacco. UKE WAZA (GO NO SEN): Colpire difendendo (uchi-komi). RENZOKU WAZA (SHIKAKE WAZA): Attaccare utilizzando una combinazione di tecniche, per aumentare l’efficacia della nostra azione o per contrastare la reazione avversaria.  SASOI WAZA (SHIKAKE WAZA): Invitare all'attacco mostrando delle aperture nella propria guardia (suki) per stimolare l’azione avversaria e poi usare una strategia adeguata. KUZUSHI WAZA (SHIKAKE WAZA): Aprire o rompere  la guardia dell’avversario per disorientarlo e portare un attacco, un esempio classico è quello del kendoka che batte o “spazza” con la propria shinai quella del partner. (http://www.hombu-dojo.it/tai-no-sen,-go-no-sen,-sen-no-sen.html)





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