sabato 27 agosto 2022

Siamo in piena dittatura

Così scrive Michel Onfray nel suo stimolante e provocatorio

Teoria della dittatura

Onfray è intellettuale tipicamente francese: critico, controcorrente, caustico, già capace di smontare, dal suo punto di vista, la figura e il pensiero di Freud, o di presentare un’immagine della Filosofia esaltante l’edonismo.

In “Teoria della dittatura”, Onfray riprende due romanzi di George Orwell, “1984” e “La fattoria degli animali”, in cui il Orwell descriveva i totalitarismi del XX secolo: nazismo e comunismo. Da queste opere, Onfray desume sette “comandamenti” idonei a demolire le libertà e realizzare una dittatura: Distruggere la libertà, Impoverire la lingua; Abolire la verità; Sopprimere la storia; Negare la natura; Propagare l’odio; Aspirare all’impero. Ai comandamenti seguono i numerosi “principi” che ne sono le conseguenze: Uniformare l’opinione; Praticare una lingua nuova; Distruggere le parole; Creare la realtà; Inventare la memoria; Cancellare il passato; Imporre vincoli di norme igieniche; Creare un nemico; ecc. Infine, Onfray ne deduce la sconfitta di ogni processo rivoluzionario, in cui cambia chi detiene il potere ma restano gli stessi quelli oppressi.

Personalmente, trovo geniali le intuizioni di chi scrisse i due romanzi nei primi anni ’40, quasi un secolo or sono, intuizioni che Onfray riprende e ne mostra la somiglianza, addirittura la sovrapposizione, con le storture e le falsità dei nostri anni.

Potete prendere un Principio a caso, leggerne il corrispondente testo orwelliano, e vi troverete quanto oggi sta accadendo. O fare viceversa, partendo dal romanzo di Orwell:

- “la Novalingua non mira ad altro che a ridurre la gamma dei pensieri” (1984) ed ancora “Ogni anno sempre meno parole, e lo spazio della coscienza sempre un po' più ristretto” (ibid) Vi ricorda nulla dell’impoverimento della lingua italiana, degli errori di sintassi negli elaborati degli studenti, anche universitari, nell’abitudine a togliere lettere per velocizzare la scrittura su cellulare e computer, nell’uso sempre più scarno e misero della gamma di aggettivi da parte di influencer, personaggi televisivi, scrittori di largo consumo? Nella stessa invasione di parole e gergo anglofono, che rimanda a ”L’inglese (…) serve alla comunicazione” (ibid), e, come scrive Onfray: “Con una sola lingua, la prospettiva di un solo pensiero diventa più facile da realizzare”. Ecco cosa scrive, in proposito, la Onlus ERA: “Negli ultimi 90 anni però il colonialismo e le forme di asservimento si sono fatte più sofisticate ed aggressive tanto da prefigurare una nuova forma di genocidio, quello linguistico-culturale, nonché una nuova forma di schiavismo: quella delle menti, che discrimina non sulla base di razza, religione o sesso ma di lingua.”

- “Il passato veniva cancellato, la cancellazione veniva dimenticata, la menzogna diventata verità” (ibid) e “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato” (ibid). Non vi ricorda la “cancel culture”, i deliri che portano a chiedere la soppressione di monumenti, la modifica di trame e finali di pellicole cinematografiche?

- “Il tipo fisico che il Partito aveva elevato ad ideale” (ibid) Cosa vi dice di questo corpo estraniato ed elevato ad oggetto da modellare e plasmare secondo i dettami della moda, stravolto da un narcisismo esasperato? “marionetta disarticolata” (ibid) che imita gesti e movenze guardando lo schermo di una televisione o di un computer dove l’addetto ti ammaestra a “dare la zampa”, ah no, ad allungare la schiena o fare piegamenti sulle braccia come si fa con gli animali da circo, ma senza alcuna consapevolezza corporea e nemmeno la presenza reale, carnale?

Onfray, poi, va oltre, picchiando duro con una serie di tesi che tracciano immagini terrificanti su dove stiamo andando, su dove già siamo. Per esempio evidenzia come in nome del progresso quelli che si definiscono “progressisti” marciano e ci vogliono far marciare verso una società di cyborg, dove l’uomo domina incontrastato sulla Natura, dove l’intelligenza superiore dell’uomo è unica a decidere. Pensiamo a “La questione del sesso e del genere non si pone più in termini di natura ma di cultura” (M. Onfray), e a kulo l’esistenza del sistema endocrino, di testicoli ed ovaie le cui secrezioni dettano comportamenti; oppure a questo ecologismo di moda e maniera che, dando la responsabilità del riscaldamento globale unicamente all’uomo ed alle sue attività, ribadisce l’uomo come proprietario del pianeta, centro della Natura. Eppure c’è chi scrive: “"Il riscaldamento globale antropico è una congettura non dimostrata e dedotta solo da alcuni modelli teorici climatici” (riportato nell’appello firmato da 145 scienziati italiani tra geologi, geofisici e studiosi del clima).

Libro dalla potenza devastante, Teoria della dittatura mostra l’attualità delle intuizioni di George Orwell, autore di due romanzi tanto avvincenti quanto sinistramente premonitori; romanzi spesso declassati a letteratura per ragazzi, ma da leggere da adulti, adulti pensanti.

Una potenza devastante, quella di Teoria della dittatura, che fa tremare i polsi, che impone di battersi contro questo fiume in piena totalizzante e violento, per provare ad essere liberi.

 

 

 

 

 

 

 

 

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