Eppure trovo in Lupo, dopo aver visto “in famiglia” il
recente, è del 2011, Midnight in Paris”,
di Woody Allen, un sostenitore nel
condividere la visione di una pellicola datata 1972 !!
Il
fascino discreto della borghesia
regia
di Luis Bunuel
Grazie al canale Youtube, ci assicuriamo quasi due ore di
gran spettacolo.
E’ per me fonte di gioia trovare in mio figlio sedicenne
un adolescente di tale spessore e curiosità intellettuale nient’affatto
superficiale.
Sì perché “Il
fascino discreto della borghesia” non è certo un film di facile
comprensione in cui, vuoi la tecnica cinematografica ampiamente datata, vuoi la
non - trama surreale, richiedono un’attenzione continua.
Il
fascino discreto della borghesia è centrato sulla storia di
sette personaggi: due coppie, un vescovo, un ambasciatore e la sorella minore
di una delle donne delle coppia, tutti di estrazione sociale alta.
In un susseguirsi di incontri, costoro, ogni volta che si
siedono a tavola per mangiare, sono interrotti da eventi imprevisti,
strampalati.
La storia da subito si mescola, fino a nascondersi, con i
sogni di personaggi che occasionalmente entrano in scena o dei sette stessi.
La pellicola, in
sintonia con lo spirito antagonista del regista, è una feroce critica verso la
classe agiata che detiene il potere e, con essa, contro una morale
ipocritamente perbenista.
Tutta la trama segna il senso di decadenza mortifera che
anima quei personaggi: Il vescovo elimina il moribondo di cui è chiamato al
capezzale che gli confessa essere stato l’assassino dei genitori dello stesso
prelato, tre uomini del gruppo trafficano in droga, l’ambasciatore ha una
relazione con la moglie dell’amico il quale finge di non saperne nulla.
In questo quadro grottesco e squallido, si giocano i
sogni e gli incubi che costellano la pellicola.
La poetica del regista ruota attorno al tema del
desiderio, letto sotto due forme: l'ossessione per il potere e possesso e la
frustrazione del desiderio. Il tutto governato da un'impotenza di fondo che rimanda ad una matrice sessuale. Come a dire che
questi continui pranzi interrotti sono coiti interrotti, segnano un’impotenza
di fondo.
E sono proprio i
sogni, “sogni d’angoscia” secondo il
pensiero freudiano, a mostrarne l’essenza, ad essere l’asse portante del film.
Ne parlo, a fine proiezione, con Lupo.
Perché, oltre alla sensazione di scombussolamento,
persino turbamento, mai scevro di una pepata nota di sarcasmo ed ironia che
accompagna sempre la pellicola, credo importante confrontarmi su una
spiegazione che dia senso a quei sogni, a quegli incubi, dunque al film stesso
(2).
Così, forte della teoria freudiana che vuole il sogno
rivelatore di un desiderio inconscio il quale, a sua volta, ne nasconde uno
ancor più profondo, ancor più allontanato, estraniato dall’Io, (3) rivediamo insieme, uno dopo l’altro
i sogni, gli incubi che Bunuel ha messo in scena.
Qui mi piace evidenziare il sogno raccontato da un militare
a un gruppo di borghesi, i quali faticano a celare il loro fastidio davanti ad una manifestazione dell'inconscio da parte
di un estraneo. Come a dire il bon ton innanzi tutto. A quanti di noi è
capitato trovarci in uno e nell’altro di questi ruoli?
Infastiditi e ben poco coinvolti dalla cruda e sofferta
nudità esposta da altri quanto, a nostra volta, assolutamente non accolti o
addirittura sconfessati quando eravamo noi a cercare un ascolto empatico ai
nostri desideri, alle nostre paure inconfessate.
Il sogno del signor Sénéchal (splendidamente interpretato
da Jean-Pierre Cassel, padre dell’attore Vincent Cssel) è di trovarsi ,del
tutto inconsapevole, su di un palcoscenico davanti al pubblico, mentre i suoi
amici si allontanano turbati. Impietrito,
appare impotente: non sa come scappare anche
lui dal palcoscenico. La sua angoscia è indizio di profonda insicurezza, di
inadeguatezza, di incapacità nell’accettare quel che egli è vergognandosene.
Questo sogno di inadeguatezza, di vergogna dentro ed
oltre la “maschera”, il “ruolo”, ci dice qualcosa? “
Sconvolgente il sogno del commissario di polizia (il
"brigadiere insanguinato" che fa evadere i prigionieri) ovvero il
desiderio di malvagità e sadismo da parte di un'istituzione repressiva, in cui
viene messa in scena
una forma di impotenza.
Infatti il commissario di polizia non può essere sadico
come vorrebbe mentre è costretto, a sua volta, a subire il Ministro, il
superiore, che ne castra la volontà di potenza.
Ora non mi resta che contare sulla buona prima
impressione per condividere prossimamente con Lupo la visone di “La via lattea”, sempre di Bunel;
pellicola che io trovo affascinante e, a per mio, uno dei più bei film che abbia
mai visto.
1. L’OMS dichiara “Nelle RSA del mondo metà dei morti per
Covid – 19”, come a dire che una corretta gestione delle stesse avrebbe
dimezzato il numero totale dei decessi. Della restante metà, i medici sul campo
hanno dichiarato che la maggioranza è morta per/col Covid – 19 avendo, però,
pesanti ed invalidanti patologie pregresse. Insomma, questo Covid – 19,
pericoloso che certamente sia, non è il male assoluto, il feroce sterminatore
che Lor Signori ed i loro presunti
esperti al seguito ci hanno raccontato!!
2. Bunuel e gli altri componenti del movimento surrealista
come Dalì, Breton, Desnos, subirono l’influenza della psicoanalisi freudiana.
Bunel stesso ebbe contatti personali con Jacques Lacan, psicanalista di stampo
freudiano poi creatore di un suo proprio orientamento.
3. Una volta che il desiderio represso cerca di emergere in
sogno ma si scontra con quella parte della psiche che è il preconscio, la quale
lo costringe ai confini della coscienza, questo nascondimento provoca uno stato di angoscia.
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