venerdì 24 aprile 2020

Il fascino discreto della borghesia



 In questo periodo di isolamento imposto (1), da e per mesi, da “Lor Signori” sostenuti da fantasiosi esperti di teoria (Burioni docet) mentre quelli autentici, quelli che l’esperienza se la sono fatta sul campo (Tarro e Manera, per esempio) sono relegati ai margini,  tante sono le pellicole contemporanee che possiamo vedere in TV.
Eppure trovo in Lupo, dopo aver visto “in famiglia” il recente, è del 2011, Midnight in Paris”, di  Woody Allen, un sostenitore nel condividere la visione di una pellicola datata 1972 !!
Il fascino discreto della borghesia
regia di Luis Bunuel
Grazie al canale Youtube, ci assicuriamo quasi due ore di gran spettacolo.
E’ per me fonte di gioia trovare in mio figlio sedicenne un adolescente di tale spessore e curiosità intellettuale nient’affatto superficiale.
Sì perché “Il fascino discreto della borghesia” non è certo un film di facile comprensione in cui, vuoi la tecnica cinematografica ampiamente datata, vuoi la non - trama surreale, richiedono un’attenzione continua.

Il fascino discreto della borghesia è centrato sulla storia di sette personaggi: due coppie, un vescovo, un ambasciatore e la sorella minore di una delle donne delle coppia, tutti di estrazione sociale alta.
In un susseguirsi di incontri, costoro, ogni volta che si siedono a tavola per mangiare, sono interrotti da eventi imprevisti, strampalati.
La storia da subito si mescola, fino a nascondersi, con i sogni di personaggi che occasionalmente entrano in scena o dei sette stessi.
La  pellicola, in sintonia con lo spirito antagonista del regista, è una feroce critica verso la classe agiata che detiene il potere e, con essa, contro una morale ipocritamente perbenista.
Tutta la trama segna il senso di decadenza mortifera che anima quei personaggi: Il vescovo elimina il moribondo di cui è chiamato al capezzale che gli confessa essere stato l’assassino dei genitori dello stesso prelato, tre uomini del gruppo trafficano in droga, l’ambasciatore ha una relazione con la moglie dell’amico il quale finge di non saperne nulla.
In questo quadro grottesco e squallido, si giocano i sogni e gli incubi che costellano la pellicola.
La poetica del regista ruota attorno al tema del desiderio, letto sotto due forme: l'ossessione per il potere e possesso e la frustrazione del desiderio. Il tutto governato da  un'impotenza di fondo che rimanda  ad una matrice sessuale. Come a dire che questi continui pranzi interrotti sono coiti interrotti, segnano un’impotenza di fondo.

E  sono proprio i sogni, “sogni d’angoscia” secondo il pensiero freudiano, a mostrarne l’essenza, ad essere l’asse portante del film.
Ne parlo, a fine proiezione, con Lupo.
Perché, oltre alla sensazione di scombussolamento, persino turbamento, mai scevro di una pepata nota di sarcasmo ed ironia che accompagna sempre la pellicola, credo importante confrontarmi su una spiegazione che dia senso a quei sogni, a quegli incubi, dunque al film stesso (2).
Così, forte della teoria freudiana che vuole il sogno rivelatore di un desiderio inconscio il quale, a sua volta, ne nasconde uno ancor più profondo, ancor più allontanato, estraniato dall’Io, (3) rivediamo insieme, uno dopo l’altro i sogni, gli incubi che Bunuel ha messo in scena.

Qui mi piace evidenziare il sogno raccontato da un militare a un gruppo di borghesi, i quali faticano a celare il loro fastidio  davanti  ad una manifestazione dell'inconscio da parte di un estraneo. Come a dire il bon ton innanzi tutto. A quanti di noi è capitato trovarci in uno e nell’altro di questi ruoli?
Infastiditi e ben poco coinvolti dalla cruda e sofferta nudità esposta da altri quanto, a nostra volta, assolutamente non accolti o addirittura sconfessati quando eravamo noi a cercare un ascolto empatico ai nostri desideri, alle nostre paure inconfessate.

Il sogno del signor Sénéchal (splendidamente interpretato da Jean-Pierre Cassel, padre dell’attore Vincent Cssel) è di trovarsi ,del tutto inconsapevole, su di un palcoscenico davanti al pubblico, mentre i suoi amici si allontanano turbati.  Impietrito, appare impotente: non sa come scappare  anche lui dal palcoscenico. La sua angoscia è indizio di profonda insicurezza, di inadeguatezza, di incapacità nell’accettare quel che egli è vergognandosene.
Questo sogno di inadeguatezza, di vergogna dentro ed oltre la “maschera”, il “ruolo”, ci dice qualcosa? “

Sconvolgente il sogno del commissario di polizia (il "brigadiere insanguinato" che fa evadere i prigionieri) ovvero il desiderio di malvagità e sadismo da parte di un'istituzione repressiva, in cui viene messa in scena
una forma di impotenza.
Infatti il commissario di polizia non può essere sadico come vorrebbe mentre è costretto, a sua volta, a subire il Ministro, il superiore, che ne castra la volontà di potenza.

Ora non mi resta che contare sulla buona prima impressione per condividere prossimamente con Lupo la visone di “La via lattea”, sempre di Bunel; pellicola che io trovo affascinante e, a per mio, uno dei più bei film che abbia mai visto.


1. L’OMS dichiara “Nelle RSA del mondo metà dei morti per Covid – 19”, come a dire che una corretta gestione delle stesse avrebbe dimezzato il numero totale dei decessi. Della restante metà, i medici sul campo hanno dichiarato che la maggioranza è morta per/col Covid – 19 avendo, però, pesanti ed invalidanti patologie pregresse. Insomma, questo Covid – 19, pericoloso che certamente sia, non è il male assoluto, il feroce sterminatore che Lor Signori ed i loro presunti esperti al seguito ci hanno raccontato!!

2. Bunuel e gli altri componenti del movimento surrealista come Dalì, Breton, Desnos, subirono l’influenza della psicoanalisi freudiana. Bunel stesso ebbe contatti personali con Jacques Lacan, psicanalista di stampo freudiano poi creatore di un suo proprio orientamento.

3. Una volta che il desiderio represso cerca di emergere in sogno ma si scontra con quella parte della psiche che è il preconscio, la quale lo costringe ai confini della coscienza, questo nascondimento  provoca uno stato di angoscia.



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