Lupo,
con le cugine, dall’anziana parente che abita in campagna; Monica a far
compagnia alla sorella Cristiana in un mercatino di paese a Lazise. Io accetto
volentieri l’invito di Susy per una mezza giornata alle Terme di Catullo,
sulle rive del lago di Garda, in quel di Sirmione.
Sirmione, borgo medievale ricco di storia, la “Perla del
Garda” secondo il poeta romano Catullo, vissuto un secolo prima di Cristo, è minuscolo,
bellissimo ed invaso dai turisti.
Le terme, dedicate al poeta che, nato nella vicina Verona,
abitò per molti anni una villa a Sirmione, si affacciano direttamente sul lago
offrendo una vista mozzafiato in cui danza ogni sorta di emozione.
Imperdibile l’ora del tramonto, il sole a declinare lieve
sull’acqua, tra un azzurro intenso e tenui bagliori rossastri che sfumano come
una inutile minaccia.
Passo ore ed ore immerso in ampie piscine calde e scosse da
vibrazioni che mi massaggiano il corpo tutto, alternandole con il relax nelle
stanze del fuoco, della musica poi del sale, vetrate ad affacciarsi anch’esse
sul lago, distesa che pare senza confini, quasi abissale.
Susy, habitué del posto, è perfetto anfitrione e, come inevitabile
che sia con lei, all’uscita non manca una sosta godereccia in un localino per
una piadina ed un boccale di birra: piaceri epicurei.
Il buio ci avvolge in auto sulla strada del ritorno. Sono
dai nonni a recuperare Lupo, per poi tornare nella casa che ci ospita dove
anche lì il buio ci avvolge tutt’intorno.
A notte fonda, Monica rientra e ci scambiamo le reciproche
impressioni di una giornata per ambedue ricca di momenti sereni, di piccole
emozioni.
La camminata avrebbe dovuto
essere il “giro del Brenta”, invece, complice la pigrizia di qualcuno (…)
diventa una passeggiata sulle rive del fiume.
Ogni passo, rallentato ed un po' indolente, è per me come
ripercorrere altri passi succedutisi negli anni, nelle estati trascorse qui a
Bassano, sfilando del fiume verde la corrente.
Tornano tutti i gesti e le parole, spesi in solitario o in
compagnia, che non hanno voluto, o saputo, agire e parlare. Li ascolto ora, piccole
storie dal peso insignificante che, a volte, facevano pure annoiare, ma che ora
sono linfa avvincente da annusare, da leccare.
Monica e Lupo, che mi precedono di un passo, si voltano a
cercarmi ed io ci sono, non voglio più sparire, nei gesti e nelle parole che
nascono all’alba di ogni giorno e restano fino all’imbrunire.
Così chiacchieriamo a voce alta, Kalì a bagnarsi a riva e
poi rotolarsi sulle strisce di sabbia, correre e saltare in una danza
forsennata ed impulsiva.
Odore di famiglia. Odore di vita viva.
Gli spari, distanziati l’uno
dopo l’altro, disvelano la mia anima appannata, mentre lo sguardo intenso si
socchiude lungo la canna, mirino e puntatore, compagnia la più adeguata.
Una scia dorata scorre, tranciando di netto ogni cupa
favola, ogni destino.
Là dove sta il bersaglio, venticinque metri, e la porta
inviolata di demoni ed angeli, lì si placa il cuore e il respiro.
Tensione nelle spalle, inutile tensione. Tensione nel dito
sul grilletto. Inutile tensione.
Dietro e dentro il vasto mondo magico dalle mille porte
nascoste, dove muore ogni speranza ed ogni speranza risorge, dove voglio
finisca la mia discesa onirica perché il piacere e godimento prendano il
sopravvento, lì la mia anima si ricompone.
Una volta oltre le mille porte, saprò descrivere con cura la
meschina storia di quel cane che inutilmente crede di festeggiare sul cadavere
del leone dopo aver rubato nella sua tana, nella sua abitazione.
Una volta oltre le mille porte, tutto quello che stavo
cercando finalmente l’ho trovato, saggezza antica e maschio coraggio di saper
dire la parola “basta” ad ogni malevolo spiffero accattone.
Sparo quasi divertendomi ora, rosa di fori sul bersaglio,
ed entro nella mia mente per espandere una tranquilla coscienza ritrovata. Così
ogni corpo, ogni emozione spossata, potrà imboccare la via che ritiene la più
seducente.
Le mani che odorano di polvere da sparo, lascio il poligono
alle spalle. Sorrido, ingenuo e felice come un bimbo dopo che abbia scartato i
doni di Natale. Il cellulare in mano, la bella foto di Monica lì a campeggiare,
la cerco, la chiamo, che la nostra vita insieme continua in questo tempo
agostano.
Bassano e dintorni, sempre ed
ovunque posti bellissimi.
Anche dal punto di vista gastronomico!
A poche centinaia di metri da casa dei suoceri,
l’Ottocento,
locale dello chef Riccardo Antoniolo, primo ristorante in
Veneto a ricevere il certificato biologico ICEA (Istituto Per La Certificazione
Etica Ed Ambientale).
Mura antiche, giardino dal sapore dolce e riservato,
atmosfera rilassata e piacevole.
Mangiamo bene e beviamo altrettanto, insieme a zia Susy:
grande abbuffata e chiacchiere divertite.
In altra serata, poco più in là, su una stradina che si
lascia il fiume Brenta accanto, organizzo per me e Monica, un aperitivo
al Giardinetto.
Lupo è a Torri del Benaco, sul lago di Garda, impegnato ad
aiutare zia ed una delle cugine in un mercatino turistico, dunque serata intima
per noi due, in un giardino che sa riservare spazi appartati.
Calice di Traminer, qualche sfiziosità, parole che incidono
nel cuore.
E’ vero, le persone cambiano, e a volte sono cambiamenti
che aprono a fughe dalle quali è difficile tornare, a incontri che preludono un
distacco arduo da colmare, a circuiti dove le menzogne rincorrono e proteggono
il complice ed il furto, ogni illusione di perfezione che umili quelle che
sorprese non sono più e faticano a soddisfare.
Gli occhi di Monica, profondi, sono un baratro in cui mi
perdo.
La sento vicina, vita ancora da vivere insieme.
Lo scroscio di una pioggia improvvisa, una rapida corsa al
riparo. Momento impertinente, nemmeno comodo, ma che io trovo così romantico e
comunque caro.
“Panta rei”, tutto cambia, tutto muta. Nulla si può
fissare per sempre.
Chi sono io per pretendere di mantenere immutato
l’equipaggio e la rotta dell’imbarcazione? Eppure sono qui a pretenderlo nel
cuore e nel bassoventre.
Un po' sciocco, un po' guascone.
Ma questo sono io, anche nel privato Spirito Ribelle,
nelle mie luci e nelle mie ombre, aspettando un altro, un diverso, Settembre.
La Domenica, preludio alla
partenza, al solito dedico la prima ora del mattino alla mia formazione
motoria, marziale.
Gli esercizi della Gru che si mischiano
all’embodiment del Body Mind Centering, poi “Iron Short”, camicia
di ferro e “Forma 13” con spiralizzazione dei tendini, concludendo con
la “Respirazione Testicolare” dello Healing Tao.
Non manca il pantagruelico pranzo all’aperto, tavolata
lunga in giardino dopo che Fabio ci ha dato dentro con la griglia, lui che è
nominato “esperto”.
Un simpatico arrivederci, che domani si torna a Milano,
mentre il tempo dell’estate si assottiglia.
Ricordati che tutti possono amarti quando splende il sole. E' durante le tempeste che capisci chi tiene veramente a te. (A. Gravina) |
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