Sono costoro infatti, salvo
rare eccezioni, meccanici diffusori di un apprendimento inteso come monotona e
monocorde ripetizione di contenuti dati, cristallizzati nel tempo e, nella
pratica marziale e di combattimento come in quella salutistica, avulsi da un
utilizzo concreto, efficace, spontaneo, nel quotidiano.
Invece, un vero esperto, cioè
che ha fatto “esperienza” della materia proposta e di questa “esperienza”
personale è abile nel farne un percorso sempre attuale, in grado
- sia di adattarsi ad ogni singolo studente,
- sia di agire nel vivere quotidiano dello studente stesso,
ha tra le caratteristiche qualificanti la capacità di affascinare
lo studente, stimolandolo a cercare soluzioni e non risposte precostituite,
a non smettere mai di sperimentare e mettere alla prova quanto va studiando.
Per questo, deve essere lui stesso un … esperto di
errori!! Uno in grado di guardare ed affrontare le cose del sapere, le cose
della vita, con un pensiero divergente (1), con la capacità di
fare di ciò che sa il materiale per costruire elementi nuovi, fino ad ora inconsueti,
non svelati.
In questo è guidato
- dall’evidenziare nello studente il percorso di crescita piuttosto che le sue mancanze; di più, dalla capacità di fare di queste mancanze, resistenze e deficienze, uno strumento di consapevolezza che permetta allo studente di operare un salto di qualità verso il miglioramento;
- dal proporre la materia facendo leva sul continuo interagire
tra cognizione ed emozione, attingendo alle personali ed inconsapevoli
risorse dello studente. In questo innovativo modo e sempre ponendo in primo
piano il trittico prassi – teoria prassi, occorre prima fare
dell’esperienza concreta e solo successivamente investirne il bagaglio
cognitivo.
Ecco, qui, pur a malincuore, colgo anche una mia mancanza:
non ho saputo né so tutt’ora coinvolgere altri docenti perché si scoprano
“nudi” davanti al popolo e corrano a vestirsi. (2)
Sì perché, come scrive Alberto Oliverio, neurobiologo e
docente di psicobiologia: “I creativi (….) devono anche cercare di
diffonderle (le innovazioni) opponendosi alle resistenze del sistema, ai
conflitti che spesso generano le novità: devono quindi essere capaci di
convincere in prima battuta quanti appartengono al mondo dei pari”. (A.
Oliverio in Conflitti Anno 20 n. 2 – 2021).
Faccio ammenda di questa mia
mancanza. Forse, in questo, sono davvero scarso, manco di capacità
pubblicitarie, o magari sono troppo riservato per andare in giro a “vendere
saponette”, anche se sono quelle davvero in grado di fare una bella pulizia e
non le ciofeche che vanno per la maggiore!!
O, anche, non sono ancora
maturi i tempi, nonostante Bruce Lee e Danilo Dolci, Bonnie Bainbridge Cohen e Moti
Nativ, Moshe Feldenkrais e Daniele Novara e tanti altri ancora, che siano
docenti di Arti Marziali o pedagogisti, combattenti di professione o studiosi
del movimento, perché la cappa dell’ignoranza lasci il posto al sapere
autentico, quello che non smette mai di cercare ed interrogarsi, quello
efficace ed efficiente nella vita di tutti i giorni come nelle occasioni
eccezionali di crisi e scontro.
Il pensiero dominante, anche nel campo del corpo e del movimento, delle Arti Marziali e delle pratiche salutistiche, è ancora, nel terzo millennio, terreno di supremazia dei molti “meccanici” del corpo, corpo inteso come oggetto, Korper, individui che non sanno di essere corpo e credono di avere un corpo.
(vedi
qui http://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/2020/10/ “Il corpo in vetrina. Tu in vetrina”).
1. Il pensiero convergente è quello che risolve i problemi a
partire da come i problemi sono impostati. E’ il pensiero, l’intelligenza che
va per la maggiore, aiutato in questo dall’essere la “forma mentis” del
computer, dunque dello strumento di studio e conoscenza d’uso quotidiano: tu al
computer puoi risolvere il problema dato solo nei termini, nelle regole,
imposte dal programma. E’ il pensiero dominante nell’istruzione scolastica,
dove allo studente si chiede di saper dare risposte preconfezionate.
Il pensiero divergente, invece, opera cambiando
l’impostazione stessa del problema, è in grado di trovare relazioni tra idee,
concetti e processi che apparentemente non hanno alcuna somiglianza.
Per saperne di più: https://lamenteemeravigliosa.it/pensiero-divergente-cose/
2. “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Hans Christian
Andersen.
Nessun commento:
Posta un commento