A settant’anni sono tante, tantissime, le persone entrate ed uscite nella mia vita. Come una pianta le cui radici affondano nel terreno e che cresce negli anni nonostante le avversità, alcune le posso chiamare “amico”.
Stasera sono tra amici: allievi che con me hanno condiviso decenni di botte e stage, incontri con Maestri più o meno tali, abbracci con altri allievi che hanno camminato con noi prima di allontanarsi, pulizie e lavori di ristrutturazione nello storico Dojo di via Simone d’Orsenigo, spettacoli di “Teatro Marziale” in tutta Italia e, naturalmente, centinaia di momenti conviviali!!Siamo a casa di Valerio; dopo le costrizioni imposte dalla
pandemia ci siamo spontaneamente ritrovati ad organizzare cene a casa dell’uno
o dell’altro, tra chiacchiere, allegria, buon cibo e buon alcool che nessuno
qui è astemio.
Il mio percorso è stato ed è
ancora teso a costruire relazioni, a costruire un gruppo, un “clan”, perché a tenere
corsi, in fin dei conti, sono tutti bravi. Ogni giorno che così ho vissuto, ogni
ostilità che ho sconfitto, fa parte della forza che ora mi porto dentro fatta
di tutti i momenti odiati ed amati.
Anche se quel dojo fisico non c’è più, anche se oggi, come Spirito
Ribelle, transitiamo tra il Dojo di Giuseppe e i giardini Candia, lo
spirito è lo stesso. Li guardo e sembra proprio come se il tempo non passasse mai,
e devo guardare più volte le facce per scoprire i segni del tempo, sopra al
tempo e il suo flusso.
Ricordiamo incontri e scontri, compagni di formazione e Arti le più diverse praticate. Mi par di cogliere, tra emozioni e condivisioni di ricordi, un certo senso irrequieto, un filo tagliente che sembra recriminare su una mia severità nel condurre il gruppo. Vero, ero severo e poco incline a lasciar andare. Eppure, con un praticare che io proponevo già allora ben più efficace ed efficiente di quanto in giro si respirava, onda shock nel corpo invece del solito ruotare di anche che ancora oggi va per la maggiore, credo che quello stile di mio comportamento li abbia aiutati ad affrontare e a tenere testa, fino ad abbatterli, l’agonista campione di questo e quello che cercava di vincere eludendo le regole della competizione, il Maestro dall’ego smisurato in cerca di ulteriore visibilità, il praticante di altra disciplina smanioso di mostrare la sua superiorità: tutti segnati, tutti abbattuti. In fin dei conti, da qui inizia il vero percorso marziale, perché se il Bujutsu, il combattere, non funziona, non c’è alcuna possibilità di approdare al Budo, la “Via”, la ricerca di sé e del buon stare al mondo.
Il mio sguardo ora diverso lo conoscono tutti quelli che,
tra il corso ai giardini Candia ed i Seminari di Katana in via Labeone, mi sono
accanto. Dentro c’è la certezza di una vita sempre nuova, con la forza e la
passione di rialzarsi ancora ed ancora, ogni volta in piedi, affrontando ogni
giorno come un'altra prova.
Valerio perfetto padrone di
casa, Donatella che ride di gusto, Giuseppe a giocare con Ermes, Giovanni che
rincorre le narrazioni quando sono troppo lontane, Elise che ci immortala con
il cellulare, Monica a dissertare.
Alla prossima cena, in quel di Abbiategrasso, dalla
famiglia Laurito: Giovanni, Elise ed il piccolo Ermes!!
E noi non vediamo l'ora. Grazie per queste belle e profonde parole, come sempre sai pizzicare le giuste corde. E' stata una serata molto coinvolgente, bellissimo essersi riabbracciati con alcuni dopo veramente troppo tempo...e dopo mesi e anni di privazioni. Un ritorno al "Sentire".
RispondiEliminaUn abbraccio e a presto!!