Certo, alcune dimostrazioni ed esibizioni non sono così, ma tante, troppe lo sono perché io non scriva che:
Non ne posso più delle solite dimostrazioni ed esibizioni
dove il mega maestro o l’istruttore palestrato malmenano un povero allievo
succube e passivo che porta loro un attacco prestabilito, concordato.
Non ne posso più delle solite dimostrazioni ed esibizioni
dove il mega maestro o l’istruttore palestrato, appena l’allievo accenna il
movimento concordato addirittura già agiscono per neutralizzarlo.
Non ne posso più delle solite dimostrazioni ed esibizioni
dove il mega maestro o l’istruttore palestrato mettono in leva, proiettano al
suolo o lanciano a metri di distanza l’allievo consenziente ed inerte, che sia
quello rigido come un ramo secco, quello molliccio come un cuscino sgonfio,
quello dal braccio lasciato penzoloni al fianco invece di usarlo per piantare
uno sganassone sul volto di chi lo sta manipolando come fosse pasta per la
pizza.
A cosa servono?
Possibile che chi guarda
ammirato non si renda conto della gracilità di quelle difese fasulle? Che
basterebbe fintare un diretto e all’ultimo portare un gancio e il mega maestro
o l’istruttore palestrato verrebbero centrati in pieno?
Ma questo mega maestro o l’istruttore palestrato, se
vogliono davvero mostrare come difendersi, che so, da un diretto e pure
concordato, non sono in grado di farlo solo e quando il pugno entra davvero
nella loro zona “rossa”?
Ma questo mega maestro o l’istruttore palestrato, loro in
primis, si sono mai formati a difendersi realmente, ossia solo e quando il
pugno entra davvero nella loro zona “rossa”?
Certo, formarsi a queste
diverse strategie di difesa comporta sbagliare e
sbagliare ancora, comporta prendere colpi su colpi: il mega
maestro o l’istruttore palestrato sono stati a loro volta formati in questo
modo? L’allievo che guarda estasiato e vuole diventare forte e invincibile come
il mega maestro o l’istruttore palestrato è disponibile a sbagliare e sbagliare
ancora, a prendere colpi su colpi per imparare?
Queste dimostrazioni ed
esibizioni così costruite, hanno avuto il pregio di avvicinare alle Arti
Marziali migliaia di praticanti, ma erano gli anni ’70. Possibile riproporle
ora, così finte, nel terzo millennio? A cosa servono?
1. Qualunque sia la strategia adottata è prioritario il saper
gestire "mentalmente e fisicamente" l'avversario controllando le
emozioni e le azioni proprie ed altrui. Nelle Arti marziali afferenti all’area
nipponica, una prima suddivisione delle strategie adottabili è la seguente:
KAKE WAZA (SEN - SEN NO SEN): Attacco diretto prima che l'avversario metta in
atto una strategia, ovvero " Intuire l'intenzione”. KAKE NO SEN (SEN NO
SEN): Attacco nell'esatto momento in cui l'avversario dia segno di eseguire un
attacco, "sentire il momento in cui la freccia è scoccata e l'arciere non
può più modificare la traiettoria, ed agire prima che arrivi". TAI NO SEN:
Attacco nel momento esatto della partenza dell'attacco dell'avversario
utilizzando una tecnica di difesa "De-ai". AMASHI WAZA (GO NO SEN):
Difendersi uscendo completamente dall'attacco avversario e quindi eseguire un
contrattacco. UKE WAZA (GO NO SEN): Colpire difendendo (uchi-komi). RENZOKU
WAZA (SHIKAKE WAZA): Attaccare utilizzando una combinazione di tecniche, per
aumentare l’efficacia della nostra azione o per contrastare la reazione
avversaria. SASOI WAZA (SHIKAKE WAZA):
Invitare all'attacco mostrando delle aperture nella propria guardia (suki) per
stimolare l’azione avversaria e poi usare una strategia adeguata. KUZUSHI WAZA
(SHIKAKE WAZA): Aprire o rompere la
guardia dell’avversario per disorientarlo e portare un attacco, un esempio
classico è quello del kendoka che batte o “spazza” con la propria shinai quella
del partner. (http://www.hombu-dojo.it/tai-no-sen,-go-no-sen,-sen-no-sen.html)
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