giovedì 8 giugno 2023

FuturLiberty. Avanguardia e stile.

Sole pieno, in una piazza dominata dallo splendido Duomo e brulicante di turisti.

Entro al “Museo del Novecento” per una mostra che “approfondisce le vicende del movimento futurista”.

FuturLiberty

Ho già scritto del rapporto tra struttura economica – sociale ed espressioni artistiche (http://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/ Fuori salone e Fashion Week), dunque, dato per scontato che chi mi legge conosce il mio pensiero in merito, eccomi a scrivere di questo interessante evento.

La mostra è davvero esaustiva: Decine e decine di opere ben esposte e, per quel che vale “spiegare” un’opera d’arte, accompagnate da brevi commenti.

Mi piace alternare la lettura del testo al vedere il dipinto, quanto a fare l’inverso e, in quest’ultimo caso, ritornare al dipinto stesso per sentire cosa mi suggerisce, mi indica ora.

Questo all’interno di processi mentali che sono tendenzialmente comuni a tutti noi quando guardiamo.

- Osserviamo una serie di elementi e spontaneamente li avvertiamo come un insieme. Quando alcuni elementi sono diversi dagli altri e sono invece simili tra di loro, li avvertiamo come se fossero più in “superficie”, formando un insieme a parte.

- La mente è incline a semplificare gli stimoli visivi per comprendere il senso di ciò che si vede nel modo più rapido possibile. Per questo, tende a “vedere” il tutto, prima delle singole parti. A volte, per raggiungere questo risultato, la mente riempie gli spazi vuoti tra singoli elementi per completare le forme, anche quando esse non sono complete ma solo suggerite … così agendo in modo ampiamente soggettivo.

Sono molte altre le “tendenze” spontanee ed inconsce che governano il nostro guardare (simmetria, connessione, continuità) ma bastano i primi due succitati per capire che futuristi, vorticisti, cubisti ed astrattisti le conoscevano molto bene e sapevano come utilizzarle nelle loro opere per indirizzare in un certo modo lo sguardo – pensiero dell’astante.

Ma guardare è sempre e comunque azione corporea. Così mi sono divertito a diversificare posture e gesti per diversificare sensazioni ed emozioni nel mio rapporto con le opere presenti. Ho scoperto delle rispondenze con alcune delle opere esposte, là dove il mio essere fisicoemotivo, nella relazione, scopriva più introspezione o più empatia con l’altro, più radicamento o più curiosità verso l’ignoto.

La spinta futurista al movimento, visibile in numerose opere dalle figure appena abbozzate o nascoste dentro i colori, mi induce ad accettare sì l’indistinto del movimento ma anche a sentire cosa è per me correre, come percepisco le gambe quando vedo qualcun altro correre, come si forma il corpo tutto nella corsa … e il mio respirare resta tranquillo o, impalpabilmente, muta di tono come se fossi io a correre?

Ci sono numerose opere astratte. Ecco, davanti a queste tele dove la figura è assente, dove dominano colori pare privi di pennellate, oppure distese di bianco, percepisco che lì nulla abbia a che fare con il reale, la storia e la cultura come ci sono generalmente trasmesse. Questa mancanza, mancanza di ancore e riferimenti, come incide su me corpo? Questi “misteri”, o scarabocchi potrebbe anche essere, come si rapportano con le mie chiusure e le mie aperture al mondo, al fuori di me? Dove sono più lieve e dove più pesante? E quanto il dipinto sparisce, svanisce ai miei occhi, lasciandomi tutto lo spazio e il tempo per immaginarmi nel mio personale “qui ed ora”?

I cartelloni che introducono i vari padiglioni sono ulteriore elemento di riflessione: “Manzoni sostiene che il senso del lavoro artistico non dev’essere la rappresentazione di qualcosa, ma un’ ‘infinibilità (…) rigorosamente monocroma, o meglio ancora di nessun colore’ ”.

Che senso ha tutto ciò con il passato? Col farne “tabula rasa” per aprirsi all’ignoto? O c’è una continuità sotterranea, non esplicitata, una metamorfosi, per dirla con le parole del filosofo Edgar Morin: “Ci troviamo dinanzi a un principio sistemico chiave: il legame tra formazione e trasformazione. Tutto ciò che forma trasforma”? Forse queste opere ci suggeriscono un domani in cui l’uomo viene decentrato davanti ad un mondo che gli sfugge completamente? Un mondo che si ribella al suo dominio, al suo delirio di onnipotenza?

E come io vibro di corpo e respiro davanti a queste domande?

Guardo il movimento, la quarta dimensione di Boccioni, De Pero, Balla e il mio essere fisicoemotivo va ai FushimeTaiso: i movimenti al suolo di aprire e strisciare, lo stimolo dei principali nervi riflessi che precedono e accompagnano lo spostamento nello spazio che è già anche comunicazione, che è aprirsi e chiudersi come nelle più elementari tattiche di difesa ed attacco, che è torcersi e ruotare come nel Pa Kwa.

Sono le “Natura morta” di Morandi, con quelle bottiglie e ciotole accomunate ed insieme separate a parlarmi di semplicità, di minimo sforzo, di poco che produce tanto: onde e s
pirali corporee, altro che vistose rotazioni dei fianchi, altro che muscoli ipertrofici per praticare Arti Marziali efficacemente.

Come sempre, grande esperienza quella di partire da una fisicità consapevole per relazionarsi ad opere d’arte!!

Ecco, tra palestre affollate di corpi “korper” ovvero oggetti, oggetti piegati ai dettami della moda, corpi alienati, di individui ancora fermi al “mens sana in corpore sano”, inconsapevoli seguaci del pensiero cartesiano, non posso che essere felice di essere corpo “leib”, corpo vivente, abitato, vissuto, corpo che sente e patisce, immerso nel confronto corpo / mondo.

“Il potere dell’arte è il potere della sorpresa che disorienta” (S. Schama)

 

Museo del Novecente

Futurliberty -Avanguardia e stile

Dal 25 Aprile al 3 Settembre

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

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