domenica 5 novembre 2023

Le mille vite del corpo

Magari il percorso corporeo, di consapevolezza corporea è in realtà la fine e non l’inizio del “percorso”, come potrebbe sembrare.

Magari, all’improvviso, si affacciano al praticante delle forze misteriose, sorta di fata morgana del deserto, un’ombra scaraventata da un piccolo evento.

In queste settimane, autunno che si fa avanti prepotente, il mio “sentire” è un campo di battaglia impegnato a respingere i ricordi petulanti e intrusivi di certezze passate. Questa quasi ossessione è certo una distrazione, mi protegge dal pensare, dall’ascoltare qualcos’altro. Ma cosa? Senza questi ricordi, cosa entrerebbe dentro di me – corpo?

Sono movimenti di leggerezze e pesantezza, di fluidità e contratture.

Imparo e reimparo di nuovo che i nostri sensi esistono solo come potenzialità e successivamente si evolvono in risposta a stimoli ed esperienze. La percezione tattile e il senso del movimento sono allocati in ogni cellula del corpo. È attraverso i sensi che riceviamo informazioni dal nostro ambiente interno, noi stessi, e da quello esterno, gli altri e l’ambiente in cui viviamo.

Il modo in cui distilliamo, modifichiamo, stravolgiamo, accettiamo, respingiamo e utilizziamo tali informazioni fa parte della percezione. La percezione è un’esperienza totale. E’ un processo fisicoemotivo di interpretazione delle informazioni basato sulle esperienze passate, sulle circostanze presenti e sulle aspettative future.

Poi c’è la sfida di saper trasferire quello che incontro ed imparo in questi seminari nel mondo fuori da questi gruppi, fuori da queste mura.

Comincio a dare poca importanza a come le cose siano, quanto piuttosto a essere in uno stato di stupore per il fatto che le cose siano, esistano. Mi muovo da solo, in coppia, nel gruppo; trovo le distanze, le separazioni che si sono cristallizzate nel sospiro in cui ha fatto irruzione la chiusura. Riesco a sentirmi, a diventare completamente vivo e ad aprire il getto della mia energia a pieno volume. Gioco, danzo, fluttuo, a volte stregone altre bambino, a volte guerriero altre amante. Muscoli del corpo rilasciati e rapidi, per quanto consente l’età, certo.

Ogni pensiero disordinato che mi distrae e mi disturba si presenta come sintomo dello squilibrio con il mio ambiente abituale; se la mente resiste allo scorrere della vita, sorgono i pensieri dissonanti, infidi. 

Ormai da decenni ho appreso che per sapere chi si è, occorre sapere cosa si sente, ed ognuno è il suo personale, non omologabile, corpo senziente.

Tanto più siamo noi - corpo, più siamo a contatto con la realtà, perché è solo la percezione del nostro corpo l’unico modo di farci esistere nel mondo. Là dove è intralciata, quando non interrotta, questa unità esistenziale tra il sé e il corpo, si manifesta il germe della nevrosi, del cosiddetto “mal di vivere” e le sue espressioni più disturbanti e malsane.

Si tratta di imparare il potere magico ed ipnotico dell’arte del corpo, del movimento, e con essa raccontare storie; quelle storie che non si possono insegnare, si possono solo sentire in noi, nella nostra interiorità e nella nostra immaginazione più profonda e poi condividere tra gesti e respiri e balzi e scarti e avvitamenti.

Ogni esistenza è traboccante di silenzi e misteri, di nascondimenti ed occultamenti, dove si gioca la dicotomia tra vita interiore, emozioni autenticamente provate, e vita esteriore.

Ecco, tra momenti intensi di Danzaterapia nel gruppo condotto da Arianna e Marina, incontri sul terreno flessibile del Laban Movement Analysis, esplorazioni accurate di Body Mind Centering, dallo sfondo emerge in figura prepotente il carro delle Arti Marziali. Volteggi ed avvitamenti dell’esoterico Pa Kwa, figure sinuose del Tai Chi Chuan, letali assalti del primitivo Taiki Ken, contatto estremo, invadente del Kali filippino, corpo energetico e possente del Chi Kung… lo Spirito Ribelle sale alla ribalta.

Tutto ciò ora lo metto al servizio del mio percorso marziale, al servizio dei miei compagni di viaggio verso Poteri Potenti. Da subito.

PS) Mostra di Rodin, al Mudec. Le sculture avvolgenti, flessuose e potenti insieme, richiamano apertamente il danzare ed il suo linguaggio. Anni or sono lessi di Isadora Duncan e di come fu spartiacque tra danza classica e danza moderna; lessi degli esercizi tecnici come “mezzi e non un fine” (R. Garaudy “Danzare la vita”); lessi del suo ispirarsi ai fenomeni naturali quali onde e vento e nuvole. Qui, in queste sculture, emerge chiaramente come l’incontro tra lei e Rodin abbia fortemente influenzato lo scultore e le sue opere. Sugli schermi, poi, scorrono le immagini di coreografi a loro volta ispiratisi a Rodin. Tra loro, vedo Anna Halprin e le sue performance. Qualche attimo di commozione ricordando, molti anni addietro, quando con lei entrai in contatto, lo scambio di parole e di materiale didattico, i miei primi faticosi passi in un mondo di corpo e movimento che non era il mio. Sono proprio contento di aver proseguito e di fare del mio percorso marziale terreno di semina anche del patrimonio corporeo che va sotto il nome di “danza”.

 








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