Certo non è facile entusiasmarsi per una pellicola dopo aver visto, nel giro di poche settimane,
Felicità
scritto,
diretto ed interpretato da Micaela Ramazzotti
Autentica e forte storia di forza e fragilità femminile,
dove una magnifica Ramazzotti giganteggia nel degrado umano maschile e sociale.
The
Palace
diretto
da Roman Polański.
Favola realistica e grottesca di cui ho scritto qui nel
blog
Dogman
scritto
e diretto da Luc Besson
Per
C’è
ancora domani
diretto
ed interpretato da Paola Cortellesi
si sono entusiasmate, fino al parossismo totale, intere schiere di critici.
“Mai retorico, mai banale”. “Universale, necessario,
commovente e battagliero”.” Necessario, provocatorio e attualissimo” sono solo
alcune delle sperticate lodi che i critici cinematografici dedicano alla
pellicola. Solo alcuni riservandosi, nel corpo dell’articolo, di accennare ad
un certo atteggiamento “piacione” che strizza l’occhio al perbenismo ed al politicamente
corretto ora in auge, ad una scrittura divulgativa fatta apposta per
solleticare i gusti di un pubblico (femminile) alla costante ricerca di
assicurazioni in stile Me Too, di consolazioni per una loro vita privata
sentimentale e familiare probabilmente lontana dai sogni coltivati in gioventù
e di cui incolpano i maschi ed il maschile sempre “brutto e cattivo”, di un
femminismo di copertina (1).
Personalmente, ho trovato la
pellicola gradevole, ben recitata da tutto il cast di attori. Gradevole e nulla
di più.
Forse i critici che l’hanno osannata sono tutti under sessanta
e non hanno mai visto né sentito parlare di “Il cappotto” (certo, qui ci si
poggia sul libro di Nikolaj Gogol) o “Ladri di biciclette” e “Sciuscià”, in cui
si sente la mano di Vittorio De Sica (Il De Sica bravo, non il figlio p…a), o
“Miracolo a Milano” (l’indimenticabile Paolo Stoppa), vere testimonianze della
società italiana del dopoguerra.
Forse il pubblico (femminile) che si entusiasma così tanto
per la Cortellesi non ha mai visto l’Anna Magnani di “Roma città aperta”, o di
“Assunta Spina (qui, alle spalle, ci sta il lavoro teatrale di Salvatore Di
Giacomo).
Probabilmente ha ragione chi costantemente mi ammonisce
che, in ogni palcoscenico dell’arte, accanto ai grandi, ai capaci, c’è posto
anche per i meno grandi, e pure per i meno, molto meno grandi e capaci. Ed io
ne convengo, ma mi riservo, come ho fatto anche in questi mesi, di andare ai
concerti di Petra Magoni e Bob Dylan e Lakecia Benjamin, non certo di Ligabue,
Mengoni e carrozzoni vari e di schifare, anche solo per ragioni musicali, X
Factor e il festival di San Remo!!
So che qualsiasi film ha lo scopo di piacere e vendere,
trarre profitto economico e di notorietà per gli autori, e, in questo, “C’è
ancora domani” riesce pienamente.
In una società ormai assuefatta e piegata sul linguaggio ed
i tempi televisivi ci sta apprezzare la pellicola, saltando a piè pari su belle
fanciulle con le ascelle perfettamente depilate, cosa del tutto irrealistica in
quegli anni, ma la cui visione avrebbe probabilmente disturbato le signore e
signorine bene del pubblico rendendo loro difficile immedesimarsi nelle eroine,
o lo stonato ed impossibile intervento “esplosivo” del soldato USA nella
vicenda: Tra scrittori e sceneggiatori non c’era nessuno in grado di risolvere
la questione in modo meno forzato e ridicolo? Vogliamo generosamente chiamarla “licenza
poetica”?
Insomma, un film tutto sommato
gradevole, con qualche bella intuizione (su tutte, la violenza manesca
interpretata a ritmo di tango) figlio dei tempi consumistici e ruffiani di
oggi. Quelli dove Tiziano Ferro raccoglie consensi ed applausi per il suo coming
out ma continua a scrivere e cantare dedicando i suoi pezzi alle fanciulle: Si
sa mai di perdere fans e soldi!! Quelli dove ognuno spara certezze e giudizi su
tutto e tutti senza sapere nulla dell’argomento o solo quello orecchiato in
qualche programma TV. Quelli dove nessuno legge più libri arrotolando la
pigrizia mentale sui podcast.
Quelli dove una brava e bella
Cortellesi: Sa cantare, sa recitare, sa essere spiritosa, ed è pure bella!! ha
tutto il diritto di emergere, visto anche quanti e quante raccomandati calcano
immeritatamente la via del successo.
1. Con i fiumi di inchiostro sparsi sul femminismo e le valanghe
di pubblicazioni sul tema, come mai non esiste alcuna traduzione in lingua
italiana dei libri di Camille Paglia, omosessuale e femminista storica? Sarà
per le sue idee del tutto avverse al trito conformismo dilagante che certo non
può tollerare affermazioni quali: “L'attivismo nero si è ispirato alle
profonde tradizioni spirituali della chiesa a cui la retorica politica gay è
stata ostile in maniera infantile. Stridulo, egoista e dottrinario, l'attivismo
gay è completamente privo di prospettiva filosofica.“ “Nulla definisce
meglio la decadenza dell'Occidente che la nostra tolleranza dell'omosessualità
aperta e del transessualismo.“ “La natura esiste, piaccia o no; e nella
natura, la procreazione è una sola, regola implacabile”. “Lasciare il
sesso alle femministe è come andare in vacanza lasciando il tuo cane ad un
impagliatore”. Che dire, poi, del femminismo radical chic italiano che fiancheggia
attivamente le più ignobili campagne golpiste al servizio dell’imperialismo USA
e della borghesia compradora latinoamericana? “NON UNA DI MENO” e “Se Non Ora
Quando” che elogiano Maria Corina Machado, la golpista di estrema destra amica
personale di George Bush. Movimenti femministi che si definiscono genericamente
“Movimento delle Donne” abbandonando ogni visione rivoluzionaria del mondo per
dedicarsi anima e corpo alla guerra agli uomini. Movimenti femministi che hanno
abiurato il pensiero di donne rivoluzionarie come Clara Zetkin, Emma Goldman e
Alexandra Kollontaj per riferirsi a “personaggi deteriori, grotteschi e auto-caricaturali
come Donna Haraway, Naomi Wolf o Maria Galindo”. (in “Marx21” 28.11.2019)
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