lunedì 16 settembre 2024

Posso fare UNA lezione di prova?


                                                                     Una lezione di prova?

Ormai, ovunque, ogni nuovo praticante può fare una lezione di prova.

Oddio, alcuni Dojo la fanno pagare... ma di questo non voglio trattare.

 

Perché fare una lezione di prova?

La risposta credo sia "Perché prima di iscrivermi (leggi 'pagare') voglio conoscere il prodotto che acquisto ".

Dubito che una lezione permetta a chicchessia di capire cosa andrà a fare nei mesi successivi.

Ma tant'è, pare che così stia bene al potenziale nuovo allievo e anche al Maestro.

 

Fare Arti Marziali è comprare un prodotto?

Le Arti Marziali, almeno per me, almeno qui allo Spirito Ribelle, non sono un prodotto in vendita, un televisore o un’aspirapolvere che tu compri e poi ognuno per la sua strada. Sono un percorso, lungo o breve che sia, di esplorazione e conoscenza di sé, di capacità di stare nei conflitti, di gestire le relazioni, di stare bene, stare meglio al mondo. Un percorso che il praticante fa insieme al Sensei ed ai compagni di pratica, condividendo la cultura che vige in quel Dojo.

 

Allo Spirito Ribelle posso fare una lezione prova?

È questo che mi stai chiedendo?

No, da noi Spirito Ribelle non fai una ed una sola lezione di prova ma fai un periodo di prova.

Non una ed una sola lezione, perché non basta assolutamente a comprendere il percorso marziale e formativo che vai ad intraprendere; non basta a comprendere se fa per te.

Sarebbe come andare al ristorante, ordinare un antipasto, assaggiarne un boccone e poi uscirne convinti di prenotare lì la cena per il primo tanto agognato appuntamento con l'amata.

Non una ed una sola lezione perché la " prova" vale certo per l'aspirante allievo ma anche per me, per noi. Il rapporto che si va ad instaurare coinvolge l'aspirante allievo quanto il Sensei: Insieme capiremo se è il caso di fare un tratto di strada insieme oppure no.

 

Una ed una sola lezione di prova è sufficiente?

Assolutamente NO.

Per questo, qui allo Spirito Ribelle, pratichi " in prova" per tutto il tempo che vuoi, sarai tu spontaneamente a capire se e quando sarà il momento di entrare nel clan o allontanarti.

Sempre che il Sensei non ti abbia già accompagnato all'uscita spiegandoti che tra te e il clan non è sbocciato alcun feeling.

 

In Giappone come si fa?

Nelle scuole tradizionali giapponesi c'è una parola che spiega bene: te hodoki, "rilasciare, sciogliere le mani", ovvero gli insegnamenti iniziali che l'allievo riceve attraverso i quali il docente saggia le sue intenzioni prima di farlo accedere al cuore del clan.

Di converso, il neofita avrà l'occasione di gustare un pranzo intero, (anche se questo non esaurisce il menu!!) per tornare all'esempio del ristorante, e capire se dare fiducia al cuoco anche per i successivi pasti.

 

Spirito Ribelle, anche in questo

 “Uguali a nessuno”

Noi Spirito Ribelle, pur nel rispetto delle logiche di mercato, di compra e vendita di un prodotto che vigono nei vari Dojo e palestre, da queste logiche siamo totalmente distanti.

Anche nel rifiutare la " lezione di prova" per proporre un condiviso periodo di prova.

Non è meglio?






 

venerdì 13 settembre 2024

Cosa sono Push Hands, Sui Shou, Sujin Te e simili

 


Sono “giochi” in coppia, codificati e poi semiliberi e liberi, presenti in molte, forse tutte, le Arti Marziali.

Con nomi diversi, li troviamo nel Tai Chi Chua, Pa Kwa, Wing Chun, Taiki Ken, diversi stili di Karate di Okinawa, Kalì filippino, Yi Quan, ecc.

Non entro nel merito del " a cosa servono", perché so di pareri diversi quando non divergenti. E di questo scrissi in post precedenti.

Come si praticano?

Anche qui le opinioni divergono. Noi Spirito Ribelle abbiamo sempre messo in risalto già in post precedenti l'importanza del confronto come ascolto di sè, ascolto dell'altro e ascolto di cosa INSIEME si viene a creare.

Là dove non vi è spiegazione,

ci si avvicina con l’intuizione

Niente forzatura o prevaricazione di un praticante sull'altro, ma anche niente meccanica ripetizione di tecniche, del genere "se tu fai così, allora io rispondo così". Invece, una danza, uno scambio armonico di sensazioni in cui indirizzare il compagno là dove vogliamo: che sia un cul de sac senza via d'uscita, uno sradicamento e squilibrio, una pressione che immobilizzi, una resa a colpi dolorosi.

A volte, anzi, spesso, vediamo questi giochi di mano esprimersi in modo sgraziato, a strappi, affidato esclusivamente all’uso della forza muscolare o attingendo a qualche " trucco", dunque privi di quella sottile quanto velenosa armonia che, sotto traccia, prima o poi porterà uno dei due praticanti a ridurre all'impotenza l'altro.

L’armonia non è quiete, è l’arte nobile

del trarre forza dall’altro

Questa grossolanità, questo praticare rozzo, è dovuto alla mancanza di una o di tutte le tre componenti fondamentali che sostanziano una buona pratica, pratica che sia di autentica relazione: So cosa sto facendo, so cosa sta facendo l'altro, intuisco (cerco di intuire) cosa l'altro sa di quel che io sto facendo.

Alla base ci sta poi l'esposizione personale, la disponibilità a mostrarsi per quel che si è lasciando davvero spazio all'esperienza in atto, esperienza di relazione con un altro essere umano.

Senza questa esposizione, questa accettazione della propria vulnerabilità, i "giochi di coppia" resteranno aride pratiche formali, insipidi accumuli di tecniche praticate da individui incapaci di guardare dentro di sé, costantemente protetti da maschere di narcisismo, aggressività repressa, vittimismo, tendenza alla proiezione...insomma, nascosti dietro un ruolo, dietro quegli evitamenti, (gli stessi messi in atto nel  vivere di ogni giorno) che impediscono  di essere adulti autentici e sereni.

Solo ed esclusivamente praticando in forma di dialogo di coppia, e non di scontro, di gara a "chi ce l'ha più lungo" (!!), si diviene capaci di cogliere il potere profondo che si crea perché si è dentro una relazione, rispetto al circolo vizioso di quelle " seghe mentali" (cit. Sandro Giacobbe, psicoterapeuta) che condizionano il nostro stare al mondo, dello strabordare dell'ego, di tutte le manovre che agiamo per...non agire. Ovvero fiaccare e smantellare il potere dei pensieri sulle nostre percezioni, sul nostro agire e su come ci comportiamo abitualmente.

Contatto è saper apprezzare le differenze.

Hai voglia a dire che le Arti Marziali sono un percorso di crescita interiore. Non lo saranno MAI se non le pratichi con lo spirito e il sincero atteggiamento di cui scrivo qui sopra.

Spirito ed atteggiamento che trovi allo Spirito Ribelle e che fanno del nostro clan una comunità unica, uguale a nessuno.

 

 


lunedì 9 settembre 2024

Meglio praticare in un locale chiuso o all’aperto?

Per chi lavori principalmente a corpo libero o con piccoli attrezzi, è meglio praticare al chiuso o all'aperto?

Vediamo, succintamente, pro e contro.

Al chiuso

- Pro. La tua performance non sarà mai influenzata dalle condizioni atmosferiche. Godrai di un ambiente privilegiato in quanto a confort, sicurezza, niente distrazioni ed esatta ripetibilità delle condizioni standard che ospitano il tuo praticare.

- Contro. I contro stanno tutti nei pro di cui scriverò nelle righe sotto, dedicate ai " pro" del praticare all'aperto e ai quali ti rimando

All'aperto

- Contro. Ti mancheranno tutti i " pro" del chiuso. Ma...

sei sicuro che siano

davvero dei " pro"?

Sì perché ecco i " pro" del praticare all'aperto.

Il primo: Da alcuni anni, finalmente, si vede chi svolge attività fisica all'aperto (anche se principalmente in forma saltuaria), resta però presente la preoccupazione per ciò che gli altri pensano di noi, e non mi riferisco solo al praticare attività fisica all'aperto!! E' questa una tendenza sociale innata, foriera di ansia e conformismo del pensiero e del comportamento quanto, all'opposto, di azioni forzatamente stravaganti e inconsulte al solo scopo di distinguersi dalla massa

Superare questa forbice, trovando un personale ed autonomo equilibrio, richiede esporsi allo sguardo altrui accogliendo il non essere compresi / accettati, fino anche all'aperta disapprovazione.

Esporsi mostrando l'eventuale goffaggine gestuale e pure l'errore immediatamente percepito da chi guarda, è un'opportunità per imparare l'arte della modestia, temperare ogni atteggiamento narcisistico compreso quel delirio di onnipotenza che ci fa credere al centro delle attenzioni altrui.

Essere sotto l'occhio altrui, dunque in qualche modo vulnerabili, è il passo che conduce all'essere autentici e responsabili. Tratti fondamentali in ogni individuo che possa definirsi adulto autodiretto, dunque tratti fondamentali per chi pratichi realmente la “Via” (Budo) dell'artista marziale e non semplicemente ripeta tecniche e forme di questa o quella Arte Marziale credendosene interprete.

L'esporsi volutamente allo sguardo altrui, ci pacificherà con la preoccupazione di come gli altri ci vedono e del loro giudizio, tanto quanto ci sarà di sprone ad impegnarci sempre al massimo.

 

Il secondo: Ogni ambiente e situazione costante, che si ripeta immutata, nega il principio di continuo mutamento e di imprevedibilità del vivere. Questo principio di continuo mutamento, fonda la reale capacità combattente che è saper stare nello scontro il quale, fisico o meno, è sempre caos e disordine.

Nessuna ripetizione di tecniche memorizzate e portate a vuoto, nessuna ripetizione di tecniche memorizzate e ripetute sempre uguali contro un avversario che ci attacchi quando e come pre -stabilito e sempre nelle stesse identiche condizioni ambientali, sono la benché minima garanzia di successo nella vita quotidiana.

La ripetizione continua e costante di poesie motorie imparate a memoria e recitate sempre tra quattro mura, e magari sempre le stesse quattro mura, perché mai dovrebbe portare ricchezza emotiva e capacità interpretativa quando chi le “recita” vive, nell’arco di una giornata, la sua personale vita vera in situazioni ambientali diverse, stati emotivi diversi, relazioni sociali diverse?

 

Ecco così che i " pro" di un locale chiuso,

si rivelano macroscopici " contro",

soprattutto per un marzialista.

 

 

So che i luminari dell'ignoranza, quelli che dissertano di memoria corporea, potranno dissentire. Ma davvero si può credere che avendo affrontato, in esercitazione, mille e mille volte la perfetta reazione ad una macchia d'olio mentre siamo al volante, la nostra reazione sarà la stessa, cioè perfetta, anche quando saremo sì al volante, ma su una strada sconosciuta, impegnati in un serrato dialogo con chi ci sta seduto accanto, con lo stomaco appesantito da un lauto pranzo?

Che, dopo aver provato mille e mille volte la perfetta reazione ad una presa al collo, reagiremo altrettanto perfettamente quando la presa ci verrà portata di sorpresa, mentre ci districhiamo tra le auto in sosta selvaggia, reggendo in mano il cellulare, le gambe fasciate in pantaloni stretti e l'urgente bisogno di svuotare la vescica?

Dunque, se creatività e intelligenza motoria, fisicoemotiva (tratti fondanti una buona pratica come è qui allo Spirito Ribelle) li esplicitiamo in uno spazio fisico incerto, mutevole e disordinato, portatore di distrazioni del tutto imprevedibili, i risultati saranno ben migliori sotto ogni aspetto di crescita personale e di efficacia ed efficienza. Non fosse altro perché le condizioni all’aperto, nella loro incertezza e mutevolezza di rumori, odori, colori, incontri, luci, ombre; nel loro essere irregolari nel terreno d’appoggio e negli ostacoli circostanti; nell’ospitare caldo, freddo, vento, afa, sono un’ottima riproduzione dell’incertezza e mutevolezza quotidiana in cui ognuno di noi vive.

A questo punto, i " contro", smettono di interessarmi e.... mi appresto a praticare e coinvolgere gli allievi qui, ai giardini Marcello Candia o alla rotonda della Besana. in Milano.

 







 

 

 

 

 

sabato 7 settembre 2024

Come muoversi? Come colpire? Il movimento ad onda


La potenza esplosiva dell’onda

Di contro a chi ancora affidi la sua gestualità alla rotazione dei fianchi, tuttalpiù aggiungendovi la spinta delle gambe, noi Spirito Ribelle privilegiamo di gran lunga l’affidarsi alle catene cinetiche (1) ed alla loro espressione attraverso onde e spirali, per raggiungere l’effetto di un corpo solido, elastico e flessibile che entra in contatto con un altro corpo attraverso braccia, gambe o il corpo stesso tutto.

“La gente pensa che un jab sia una spinta, e lo stesso vale per un diretto. Ma quando li si esegue correttamente, anche questi colpi sono a spirale, solo non tanto quanto un montante o un gancio”

(Attribuita a Kuroiwa Yoshio, Maestro 6° dan di Aikido, già pugile,

e allievo diretto del fondatore Ueshiba Morihei)

Il movimento ad onda (nami) utilizza muscoli e tendini dell’intero corpo in sinergia con l’apparato scheletrico per effettuare ogni movimento. Per questo la formazione non può prescindere dall’attenzione al tessuto connettivo ed agli stessi organi interni, assolutamente non privilegiando muscoli e loro allenamento.

La catena cinetica, agendo in continuum dal punto più lontano a quello di arrivo, accelera ed incrementa in modo esponenziale l'azione impattando sul bersaglio in modo esplosivo. Questa catena cinetica ha un movimento dall'andamento ondulatorio e si esprime, al momento dell'impatto, come un colpo breve ed intenso che procura una forte scossa all’interno del bersaglio. Non si esegue con una contrazione muscolare volontaria, ma attraverso la torsione in successione delle articolazioni, secondo i principi dell’embriologia (2).

Essendo un sistema di sintesi, capace di concentrare tutti i movimenti del corpo umano, consente di esprimere indifferentemente colpi, leve articolari e proiezioni al suolo senza alcuna distinzione: L’onda si mette in moto e al termine del percorso si adatta per esprimere quanto si desideri e, in successione e senza soluzione di continuità, porta altri colpi, leve articolari, proiezioni.

Avete presente la differenza tra un’arma semiautomatica ed una automatica? La prima espelle un proiettile ad ogni pressione sul grilletto, la seconda espelle più proiettili con la sola prima pressione.  Quale “arma” preferireste essere, semiautomatica o automatica?

Muoversi e insieme colpire: 

Possibile? E come?

Muoversi con l’uso dell’onda, fa sì che la stessa catena cinetica che permette di muoversi nello spazio è quella che contemporaneamente esprime percosse, proiezioni al suolo: Mentre ti muovi per aggredire l’avversario o evitare un suo attacco, tu contemporaneamente lanci i tuoi di attacchi.

E torniamo all’esempio della differenza tra un’arma semiautomatica ed una automatica.

Cosa vedere nel video?

  • Alcuni movimenti a vuoto per formarsi ad una ottima esecuzione dell’onda, sia essa Yang o Yin.
  • Alcuni esempi di percosse e proiezioni al suolo che mostrano l’applicazione della formazione all’onda
  • Alcuni esempi di spostamenti nello spazio che mostrano l’applicazione della formazione all’onda
  • Alcuni esempi di contemporanei spostamenti e percosse

 

Come si suole dire, io sono solo un nano salito sulle spalle di giganti. Ovvero, senza le scoperte e pratiche dei “giganti” che mi hanno preceduto o di quelli che, come me ma ben più famosi, camminano spediti traendo anche loro forza dal passato, non avrei potuto e saputo conoscere il movimento ad onda ed adattarlo e trasformarlo secondo le mie personali intuizioni. Per questo ringrazio Maestri e Scuole di Arti Marziali e quello che oggi è d’uso chiamare “Movement Culture” che comprende pratiche corporee e di movimento di ogni origine e contenuto e assolutamente non specifiche e parcellizzate. Da questi due filoni, marziale e di movimento in genere, da quasi cinquant’anni imparo di persona o semplicemente li vedo in azione “rubando” quanto di mio interesse.

L’incontro, il meticciato tra culture e Scuole diverse è un’autentica forza. Ritengo che corroborare le pratiche marziali volte al combattimento con quelle generiche di corpo e movimento fecondi una concezione, una filosofia ed una pratica generalista e integrata, la sola che consente di scoprire e sperimentare efficacemente infinite possibilità di movimento. Ciò avviene dentro quello scenario di relazioni anche contraddittorie, a volte imprevedibili, che sono il vivere umano, il vivere tra altri essere umani e, inevitabilmente, anche il confliggere.

Come ci ricorda Christine Caldwell “Il corpo non è una cosa che abbiamo, ma un’esperienza che siamo”.

 

 1. Le catene sono interconnessioni di muscoli, legamenti, tendini, ossa, deputate a realizzare lo schema posturale e ottenere prestazioni di movimento.

 2Embriologia: “Disciplina che studia i fenomeni dello sviluppo dell’essere vivente (ontogenesi)” (in https://www.treccani.it/enciclopedia/embriologia_(Dizionario-di-Medicina)/). Per quanto riguarda la mia esposizione qui e la penetrazione dei colpi: Gli arti inferiori e superiori del nascituro si sviluppano per induzione. L’estremità si allunga e riceve il messaggio di allungarsi ovvero nel mentre chiede al centro di sostenerla e lanciare il messaggio. Mentre si allunga, si formano le articolazioni a partire dal centro. Le ultime a formarsi sono le dita. Nelle braccia, la spirale / torsione è dall’interno, poi esterno, poi interno (spalle, gomiti, polsi). Nelle gambe, la spirale / torsione è dall’esterno, poi interno, poi esterno (femori, ginocchia, caviglie). Per queste informazioni e le esperienze corporee in tal senso, ringrazio Eleonora Parrello, mia docente di Body Mind Centering (https://eleonoraparrello.blogspot.com/p/bmc.html).

 


mercoledì 4 settembre 2024

Il mio pensiero di Settembre 2024

L’artista, qualsiasi valido artista, non copia né improvvisa; in particolare, l’artista marziale segue semplicemente l’andare del suo corpo dentro nuovi equilibri e squilibri.

Egli assimila i principi di un movimento e nell’esplorazione dello spazio attorno a sé varia il movimento assimilato generandone un altro consono ai suoi bisogni, capace di esprimere il suo personale corpo delle espressioni.

Io non insegno tecniche (waza) ed esercizi, io propongo esperienze motorie: Sempre quando si tratti di movimento, ma a maggior ragione quando si tratti di salute e combattimento, ci sono corpi “competenti” o “incompetenti”, “responsabili” o “irresponsabili”.

Sei una macchina? Allora allenati. Se invece sei un essere umano, pratica per saperti adattare ai mutamenti e stare in salute.

Così né alleno né addestro, piuttosto propongo un percorso di formazione. Formando attraverso il movimento e il saper stare nel conflitto.

Nel conflitto, in qualsiasi “conflitto” che la vita ti pone davanti: In famiglia, al lavoro, con i figli, in ogni relazione sociale e persino con te stesso, come anche nel malaugurato caso di un’aggressione fisica violenta, vivono e si agitano mille e mille emozioni. Allora ecco l’importanza di sapere di corpo, muoversi di corpo, per conoscere e gestire il nostro tessuto emozionale, come di saper conoscere e gestire le emozioni, che sono emos – azioni, per saper muovere il corpo.

Perché in ogni individuo, la predisposizione mentale e il vissuto interiore si riflettono nelle sue azioni fisiche intenzionali, compresi i movimenti parassiti, quelli che ne inficiano lo sviluppo efficace ed efficiente.

Corpo fisicoemotivo che opera e si muove flessibile (ju), denso (sung) e potente (jin), capace di partecipare calmo e sensibile (mono no aware) agli incontri ed avvenimenti del vivere. Corpo fisicoemotivo capace di esprimere ed affermare, con i suoi gesti, le sue movenze, la propria autorevole e coraggiosa presenza nell’ambiente.

Corpo Spirito Ribelle.

 

 

 

 

 

lunedì 2 settembre 2024

Spirito Ribelle stagione 2024 – ‘25

 

Riapre… ma anche non ha mai chiuso immaginando che altri, come me, abbiano continuato in questi mesi estivi a formarsi di corpo e movimento, di pratiche taoiste e combattenti; ripensando a Vanni e Matteo che, insieme a due loro giovani amici, mi hanno raggiunto in quel di Bassano del Grappa per un pomeriggio di amicizia e mutua prosperità (jitakyoei), di pratica insieme sulle rive del Brenta.

Diciamo che riapre… ufficialmente la stagione 2024 – 2025.

Spirito Ribelle riapre continuando a proporre un percorso di corpo, movimento, pratiche taoiste e giochi e scontri di combattimento.

Le caratteristiche di questo 

percorso di apprendimento

Un percorso non codificato, non preordinato, quanto fatto di stimoli e provocazioni e koan zen fisicoemotivi, dove risaltino tracce, segni, indizi che portano ad un capolinea, ad un punto fermo...subito rimossi per aprire altri sentieri, altri sguardi appassionati su nuovi orizzonti. Un percorso dove sorpresa e sconcerto sono fondamentali per progredire, per divenire adulti migliori, combattenti migliori.

Dobbiamo a Georges Hebert (1875 - 1957), insegnante ed educatore, il motto "Essere forti per essere utili", motto ripreso recentemente da Paolo Bolaffio, Maestro italiano di Karate e stili interni cinesi.

Ecco, questo motto spiega bene l'idea di un marzialista capace di stare nei conflitti del vivere e portando il suo sorriso e il suo sostegno a chi gli sta accanto.

Un percorso, lo Spirito Ribelle, antagonista, anzi alternativo,  a tutte le pratiche corporee, siano fitness, sportive,  marziali, che allenano robot; che vendono metodi e routine preconfezionate con la promessa di un mirabolante risultato; che riducono il movimento a strumento per modificare il corpo come fosse un oggetto, una maglia da allungare, stirare, piegare secondo i canoni estetici ora di moda, un fenomeno da baraccone per passerelle narcisistiche, una macchina per eventi sportivi, un aitante Aiace Telamonio per supposte aggressioni.

Un percorso, invece, il nostro, che lavora con esseri umani capaci di vivere la dimensione corporea come momento cruciale per la propria evoluzione contribuendo anche all'evoluzione dell'ambiente.

Insomma, dal corpo che ho (korper) al corpo che sono (leib). Una pratica Spirito Ribelle che tende alla personale formazione come continuo sviluppo androgico in sintonia con i cambiamenti individuali dovuti all'età ed agli incontri e scontri che la vita ci pone davanti.


Gli ingredienti di questo percorso

ovvero

Cosa si impara

Una solida quanto mutevole, adattabile, base (hon) fatta di antiche pratiche taoiste, di energia profonda (chi kung e kiko) insieme all'apertura e confronto con lo sguardo cinestetico che ci offrono le moderne arti e scienze del movimento.

Un intelligente meticciato, un'attenta sinergia che consenta l'incontro tra saperi diversi formando il sè corpo guerriero e, come tale, sano, flessibile e forte, empatico ed entusiasta. Come scriveva Bonnie Bainbridge Cohen, educatrice, artista e terapista, creatrice del ‘Body Mind Centering’: “Be brave by being soft”, “Sii coraggioso stando morbido”.

Sarà poi il confronto attraverso giochi e scontri di corpo, di combattimento, diversamente interpretati, a verificare il progresso di ogni singolo praticante e del gruppo.

Per farlo, ecco un cuore di Kenpo Taiki Ken capace di esprimersi con saperi guerrieri a mano nuda o armata tra i più ricchi e letali del continente asiatico. Efficacia ed Efficienza sostenute da un registro pulsionale, istintuale ed emozionale profondo, a tratti animalesco. Autentico I - Chuan, il "Pugilato della spontaneità "!!

Così riapre Spirito Ribelle

ed aspetta tutti i " liberi di spirito" 

a camminare insieme.