giovedì 22 maggio 2025

Oltre la tecnica: Segreti e principi nascosti delle Arti Marziali

 Le Arti Marziali sono spesso associate alla forza, alla tecnica e alla disciplina. Tuttavia, al di là della precisione dei movimenti e della potenza dei colpi, o meglio, sotto l’evidenza di potenza e precisione, esiste un mondo più sottile e meno conosciuto, fatto di gestualità interne e principi invisibili che trasformano un combattente in un autentico artista marziale.

Durante l’incontro settimanale del Martedì, il giorno 20 Maggio, ho voluto esplorare alcuni di questi aspetti fondamentali ma spesso trascurati. Sono questi elementi, più che la mera esecuzione di tecniche, a contribuire (insieme ad altri) al cuore pulsante di una pratica marziale consapevole e profonda.

In questo articolo, ti porterò oltre la tecnica, alla scoperta di quei tesori

spesso occultati che fanno la differenza.

L’apertura dell’incontro si avvale, al solito, di esercizi e movimenti che, a differenza del “riscaldamento” in uso nei Dojo e nelle palestre che è limitato ad una ginnastica più o meno capace di “riscaldare” la temperatura corporea, apre invece ad una graduale modificazione dello stato di coscienza, una leggera trance. L’attività mentale a carattere logico – deduttivo scivola sullo sfondo, mentre si affacciano in primo piano l’esperienza senso – motoria, l’attitudine immaginativa e la disponibilità alla partecipazione emozionale.

Altrimenti è solo ginnastica meccanica, non certo pratica di corpo consapevole, tantomeno Arte Marziale!!




  • Oggi, vi inserisco una piccola sequenza di gesti che stimolano il punto rene 27, qui coinvolto nella sua funzione di facilitatore della discesa dell'energia e apertura alla capacità di prendere decisioni. Come sempre, introduco anche una breve spiegazione per chi sia poco interessato alla Medicina Tradizionale Cinese. In questo caso, la sequenza opera una mobilizzazione dello sterno, attivando quei muscoli (1) sopiti che non sappiamo più utilizzare (quanti sanno muovere lo sterno (e solo lo sterno, non le spalle!!) in ogni direzione? Con esso, investiamo anche la muscolatura dorsale (2) che ottunde l’elasticità delle scapole: Eppure sono le scapole che, prime, portano (o dovrebbero portare) le braccia nello spazio!! Ah. L’importanza di gestire i micromovimenti, solo così capaci di coadiuvare e non frenare i macromovimenti.

Sequenza eseguita spalancando al massimo la bocca e forzando la lingua in fuori.

La bocca è organo espressivo centrale del linguaggio corporeo, indica lo stato emotivo dell’individuo. Spalancare oltremodo la bocca consente di espellere tutte le emozioni represse, le cose non dette; distrugge il limite imposto del non urlare, non alzare la voce; mostra una piccola parte di sé, sempre tenuta nascosta, come possibilità di mostrare parti ancor più grandi, fino a mostrare, senza maschere e difese, il sé. Attiva muscoli facciali anche questi usati poco e con range limitati. Nel “Chi Kung Spontaneo” la pratica dell’animale Tigre contempla lavori a bocca spalancata: le fauci della Tigre (3)

La lingua, che nella MTC ospita i diversi organi interni, una volta cacciata fuori con veemenza, assolve anch’essa al compito di espellere e contemporaneamente mostrarsi. Utilizzata quasi esclusivamente per masticazione e deglutizione e articolazione dei suoni, per assaporare e incorporare la realtà, dando corpo alle idee, come avviene nel linguaggio, qui stravolge le convenzioni (guai a tirare fuori la lingua!!) introducendo il praticante “all’attitudine immaginativa e alla disponibilità alla partecipazione emozionale”, fondamentali per un riscaldamento che sia autentica apertura ad una pratica artistica, una pratica marziale.



  • Proseguo nel percorso ed affronto, affinandola, quella che per alcune scuole di pratica e pensiero è la sostanziale differenza tra Tai Chi Chuan stile Chen e Tai Chi Chuan stile Yang.

Il primo procede dal basso verso l’alto. Il corpo cede sul terreno, da esso le articolazioni si mettono in modo a risalire lungo il corpo fino alle estremità. Praticamente un processo di spinta,

Il secondo procede dall’alto verso il basso. La testa avvia un movimento circolare che attiva, a scendere, le articolazioni. Praticamente un processo di trazione.

Testiamo, poi, quanto sopra praticando una piccola parte della forma Tai Chi Chuan una volta in modalità Chen e l’altra in modalità Yang.

 



  • Arriva il momento di affrontare il “flusso”: Il flusso si riferisce alla qualità della dinamica del movimento, al modo in cui l'energia si manifesta in un movimento.  Il flusso, quindi, fornisce una classificazione delle diverse qualità dinamiche del movimento, consentendo di analizzare e definire il modo in cui l'energia si muove e si trasforma durante il movimento.

Il flusso può essere libero, che è cedevole, fluente, appassionato, semplice, oppure contenuto, che è attento, cauto, controllato, moderato.

Il fattore di movimento flusso è associato alla facoltà umana di partecipazione con precisione o, detto altrimenti, progressione. La capacità di accordarsi al processo di realizzazione, cioè di relazionarsi all’azione. Si può controllare e vincolare il flusso naturale di questo processo o lasciare che scorra libero e senza ostacoli. (4)

L’interazione consapevole di questi due modi, contribuisce a creare movenze davvero fluide, tanto aggraziate quanto, all’occorrenza, esplosive. Ogni praticante, nel corso del cammino marziale, costruirà un amalgama del tutto personale in grado di connotare il suo personale “stile” di movimento. Per farlo, però, ne occorre la consapevolezza.

Studiamo il flusso prima con movimenti indotti dal quotidiano, poi liberi, infine nella forma di Tai Chi Chuan.



  • Una caratteristica del Taiki Ken, ben visibile già dai filmati del Maestro Sawai, il fondatore, è come il corpo lanci e si muova in una direzione mentre gli arti vanno nella direzione opposta. Questo crea una forza notevole, che lenta è pastosa, rapida è esplosiva e dirompente. Si forma come un arco in tensione corpo / arti, una molla carica di energia. Caratteristica che, a mia esperienza, non vedo granché applicata altrove. Non sanno o non sono capaci? Boh?!

Ancora una volta testiamo quanto sopra nella forma di Tai Chi Chuan. Il difficile compare quando le braccia si muovono diacroniche: Lì occorre che il movimento nasca davvero dal corpo, consapevoli delle spirali interne e del procedere dell’onda cinetica.

 

Dopo una breve rivisitazione di Pen Lu Ji Han, i quattro cancelli base del Tai Chi Chuan, praticati prima in senso orario poi antiorario (e qui si aprirebbe una riflessione sulle transizioni circolari nello spazio (5), il loro senso emozionale, i richiami della Tradizione Sufi e delle danze di Gurdjieff, ma non voglio appesantire ulteriormente l’incontro. Sarà per una prossima volta), passiamo a testare quanto sopra nei

Maki. Maki, “avvolgere”, uno dei tanti giochi di contatto di mani che abitano il repertorio Spirito Ribelle. Quando l’opponente porta una percossa al volto o al busto, il ricevente, movimento spiraloide nei femori e onda nel corpo tutto, accoglie accompagnando come su un “binario morto” l’attacco in una direzione evasiva mentre il corpo si pone nella direzione opposta. Occorre non girarsi sui fianchi perché così si sarebbe esposti ad un successivo attacco e si perderebbe la linea centrale, questa sì fondamentale per reggere eventuali altri attacchi quanto per contrattaccare noi stessi.

E’ un lavoro corporeo sottile e profondo. Potrei, forse, aiutarne la comprensione entrando nel “serpente curioso” o “serpente sorpreso”, uno dei quattro insegnamenti base del Maestro Wang Xiang Zhai (il fondatore dello Yi Quan. Gli altri sono, magari chiamati con altri nomi a seconda delle Scuole, la gru, il drago, l’onda), ma preferisco soprassedere. Anche perché la pioggia, da ospite curioso, si è fatta arrogante e sfacciata.

Poco ancora, e chiudiamo l’incontro di questo Martedì, giorno 20 Maggio, qui ai giardini Marcello Candia in Milano.

Tra poco saremo in pizzeria a salutare Vanni e Matteo che partiranno alla scoperta della Tailandia e della Cambogia e che, io lo so in anteprima (i vantaggi di essere il Sensei!!), sarà anche l’occasione per loro di presentare le nuove maglie Spirito Ribelle, con il Mon rinnovato e non solo. Il percorso dentro il tesoro delle Arti Marziali continua.

Spirito Ribelle

uguali a nessuno.

1.     1. muscoli intercostali, sternocleidomastoideo, pettorali, diaframma e triangolare dello sterno

2.   2.   trapezio, romboide maggiore e minore, dentato anteriore ed elevatore della scapola

3.     3La pratica dell’ANIMA – Le Tigre sostiene ed aiuta chi abbia un carattere ed un atteggiamento dipendente, con paura del contatto e di essere aggressivo. Si porta la persona nel territorio della Tigre, che è difendersi attaccando, sviluppare prontezza e coraggio, costruire energia difensiva.

4.     4. Per saperne di più: R. Laban ‘L’Arte del Movimento’ o, meglio ancora, gli incontri del Lunedì che Micaela Sapienza tiene alla Fabbrica del Vapore, Milano

5.     5Nel cerchio sta l’idea che tutti i fenomeni del mondo siano compresi in un’unica sfera. Tutto è rotondo, la terra, le galassie, le stelle, i pianeti e tutto si muove in senso circolare. Eppure, nelle Arti Marziali, ancora c’è chi crede che i colpi abbaino una traiettoria in linea retta!! Il cerchio ha un suo riscontro nel buddismo: Il mandala, un motivo circolare che racchiude altri cerchi concentrici o una pianta quadrata di un tempio dedicato alla divinità. Così nel Taoismo il cerchio, figura geometrica che non ha inizio né fine. Nelle danze sufi, in particolare dei Dervisci, attraverso il respiro, il suono, il giro ininterrotto, il danzatore diventa un tutt’uno con l’esistenza, ricercando l’armonia e facendo cadere il proprio ego, nufs, fonte di disarmonia cosmica. E’ grazie alla Danzamovimentoterapia Espressivo Relazionale, che ho conosciuto e praticato le danze sufi.

 

 

 

 

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