lunedì 1 giugno 2020

Verso l’Ombra che danza. Cap. 1




Cosa è corpo e cosa è movimento?

Nella forma visibile del corpo (1) si esprime sia il modo di essere che il modo di agire, poiché l’unità psicofisica congiunge le tre componenti: vita psichica, vita vegetativa inconscia e vita tonico – motoria, sia cosciente che riflessa. Il continuum che le collega è il movimento, poiché qualunque essere vivente, anche se apparentemente statico, è in cambiamento.
Noi prendiamo coscienza delle emozioni attraverso il corpo, perché è attraverso le sensazioni del corpo che le registriamo e le rievochiamo dai piedi alla testa passando per il torso. (2)
Dunque:
Un sistema (omissis) funziona solamente se non vi manca nessun elemento essenziale
e acquista significato ed efficacia solo grazie a ciascuno di tali elementi,
il cui senso si chiarisce solo in riferimento all’insieme
(J. Le Goff)

Perché è senso comune guardare al corpo, 
occuparsi di corpo,
come se fosse un oggetto?

Quando dico “Io ho un corpo stanco”, invece di “Io sono corpo stanco”, quando dico “Io ho le spalle contratte” invece di “Io sono spalle contratte” opero una scissione in me tra Io e il corpo. Mi comporto da schizofrenico facendomi torto.
Questa scissione è in linea, è funzionale, alla scissione più generale ora imperante tra identità e funzione, alla parcellizzazione del lavoro, ad un pensiero complesso, filosofico (3) in frantumazione, a favore del pensiero unico e monodirezionale e così tanto dogmatico, fatto di preconcetti immodificabili, quanto superficiale.
Il computer (ogni macchina) non si ammala, non si annoia, non ha sbalzi di umore, non resta incinto ecc., se si guasta viene riparato o sostituito e tu, individuo operatore, devi diventare come lui e come lui devi assumere un sistema di pensiero binario e non divergente in cui ogni scarto viene abortito.
Di conseguenza, anche le pratiche corporee oggi in voga sguazzano infelicemente tra la spinta narcisistica ad apparire belli e snelli per non perdere l’accettazione e la competizione nel gruppo referente, e la modifica del proprio corpo come se fosse “cosa”: la tua motocicletta, i tuoi calzini e non te stesso individuo in totale accordo.

Eppure noi siamo corpo, noi abitiamo corpo, il corpo ci rivela di noi e di come stiamo al mondo. Il movimento è un mezzo per osservare, attraverso il corpo, l’espressione della mente (che è comunque corpo!!), nonché una via di accesso per conoscere di sé e di sé nell’ambiente, perché la nostra visione del mondo è modificata dal linguaggio corporeo con cui comunichiamo e il corpo non mente.
Dunque:
“In ogni gesto c’è la mia relazione col mondo, il mio modo di vederlo, sentirlo, la mia educazione, il mio ambiente, la mia costituzione psicologica, il mio modo di offrirmi, tutta la mia biografia”
(U. Galimberti)

Nei prossimi giorni il cap. 2 
dedicato al
“come”, ovvero didattica ed andragogia, e al
“cosa”, ovvero quel che praticheremo e con che obiettivi.




1. Corpo del mondo, della vita, corpo abitato, incarnato (Leib), di contro al corpo da misurare, corpo della medicina, corpo estraneo, altro da me (Corper).
E dedichiamo due righe a questo concetto!!
Alle origini della nostra cultura, che è cultura greca, troviamo Omero per il quale il corpo non è un teatro che sta alle spalle, ma è immediatamente espressivo, non rappresentativo.

La svalutazione del corpo comincia con Platone e il suo “valore universale”, per cui noi non possiamo fidarci del corpo, delle sensazioni. Bisogna, invece, procedere con i costrutti della mente ed i numeri, quello che oggi è il mondo della scienza.
Sarà il Cartesio del “sono una cosa pensante” ad affermare che una conoscenza del corpo è data solo con quello che il pensiero mi dirà del corpo. Dunque, solo con idee chiare e distinte che, in quegli anni, sono, le categorie della fisica: numero, quantità, misura. Nasce il corpo come organismo.
Cartesio, con questa riduzione, permette sì un’ottima cosa, ovvero la nascita della medicina, ma sta a noi non limitarci a questa riduzione, che sarà funzionale allo sfruttamento capitalistico prima ed ora al dominio della tecnica sull’uomo.

2. “…reciproca e circolare influenza di pensiero, emozione, sensazione e fisicità o movimento” (M. Della Pergola)


3. Il pensiero filosofico, contrariamente a quanto in molti credono, non vuole imporre un sapere, esso opera una visitazione accurata delle opinioni, indaga se ciò che tu pensi ha fondamento oppure no. E’ critica delle opinioni diffuse.
Vi sono due modi di discutere:
eristico – quando uno cerca di avere ragione sull’altro;
veritativo – ovvero siamo insieme per cercare: Episteme, ovvero sapere che si fonda su di sé.
Certo … è difficile rinunciare alle proprie opinioni perché rappresentano l’identità: Io penso. Ecco perché il pensiero filosofico fa così paura e, nel suo cercare ed ispezionare la complessità, cozza contro il pensiero unico, quello superficiale, quello che poggia sui preconcetti e l’ostentazione delle certezze.








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