giovedì 12 ottobre 2023

La posta in gioco






Il movimento, noi corpo in movimento, ecco il fattore indispensabile per la vita umana, per la crescita olistica e relazionale di ogni individuo.

Un movimento che sia consapevole. Consapevole, nell’ottica che “Nessun uomo è un’isola” (J. Donne), significa conoscere di sé, ma anche conoscere ciò che non si è e provare a conoscere qualcosa dell’altro da sé. Insomma, una buona pratica di Suishou, Maki, Chi Sao, Sujin Te, Lubud, ecc. (quegli incontri di coppia che arricchiscono Arti quali Taiki Ken, Wing Chun, Tai Chi Chuan, Kali, Yoseikan Budo, Pa Kwa ecc). è la strada fisica, fisicoemotiva, per dare contenuto totale ed equilibrato all’aggettivo “consapevole”

”Se sono consapevole solo di ciò che sono, ma ignoro ciò che non sono, la cosa non funziona: non c’è equilibrio, non c’è distinzione. Io direi che si può parlare di un embodiment ben equilibrato quando si può dire: “fino a qui sono io, da qui in poi comincia qualcosa d’altro”

(B. Bainbridge Cohen, fondatrice del Body Mind Centering)

Perché, nei corsi e seminari che conduco”, privilegio la parola “gioco” ad esercizio?

Ne ho già scritto in precedenti occasioni, qui mi limito a scrivere che il giocare è una necessità fisiologica, fisicoemotiva, fondamentale dei bambini, ma anche degli adulti; adulti che non vogliano perdere la gioia del fare e dello scoprire.

Infatti giocare è un eccezionale strumento di apprendimento perché implica tutte gli aspetti della personalità e si pone dentro numerose situazioni del vivere: l’io, l’altro, le regole, il piacere, la vittoria, la sconfitta, la lealtà, la prevaricazione, l’errore, l’egoismo, lo spirito di gruppo, la guida, la sfida, il rischio, la paura, ecc.

L’incontro, che è sempre, in diversa misura, scontro (scontro tra le mille e mille parti di sé ed anche con l’altro da sé) caratterizzante la pratica marziale, che ne è il fulcro, gioca (eh!!) un ruolo chiave nella crescita dell’individuo praticante: Esso è probabilmente il miglior “gioco” possibile e praticabile!!

Quando sentiamo profondamente il nostro essere corpo, i nostri processi percettivi si acuiscono. Ascoltare di e col corpo è un modo per differenziarsi dagli altri nel senso che chi ascolta di e col corpo riconosce la propria esperienza interiore e, come tale, si offre empatico alla relazione con l’altro.

Per questo, la pratica marziale, il

nostro praticare Spirito Ribelle,

è tanto ricco, appassionato e avvincente, quanto fertile di conoscenza e trasformazione dell’individuo. E’ unico, nel panorama marziale italiano.

 





 

 

 

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