domenica 1 ottobre 2023

Il richiamo della spada

Sicuramente c’era stato un tempo in cui le storie di spada, storie di katana, stupivano, incantavano, facevano anche paura: uno sguardo magico e intenso su esistenze vissute tra codardia e coraggio, necessità di uccidere per non essere uccisi e rumorosa arroganza, terrore di veder spegnere per sempre la luce del sole e coraggio nell’affrontare una morte certa.

Ora, anni di benessere e difesa affidata ad altri, di armi da fuoco e morti per cause le più svariate e apparentemente improbabili, quelle storie, quelle spade impugnate da mani umane a volte tremanti altre audaci, risultano inutili, superflue, quando non ridicole, anacronistiche, per alcuni persino volgari e truculente.

Chissà se i cinque Spirito Ribelle, di hakama vestiti e katana al fianco, hanno compreso un’altra verità, profonda e nascosta, nascosta agli occhi e al cuore dei più, massa informe e supina negli accordi sempre uguali del tran tran quotidiano, oppure semplicemente e colpevolmente hanno dimenticato, in questa mattina di sole e cielo azzurro alla Cascina Contina, le leggi che obbligano a vivere in un solo modo consentito, e in un solo modo consentito trasgredirle perché modo partorito da quelle leggi stesse sì che non possano essere realmente stravolte, cambiate.

“Voi, che giudicate gli uomini dal manico e dal fodero, come posso farvi riconoscere una buona lama?”

(J. M. Grant)

Attraverso le rifrazioni di una certa luce e dei colori che la attivano, persone e cose non si mostrano più nelle loro correlazioni date ma nella loro possibilità di mutamento: mondo in via di trasformazione, in movimento, forma che è trans-forma o, almeno, pare suscitarne la possibilità.

Oggi, Seminario Kenshindo dedicato al Tameshigiri, l’uccisone del nemico simbolicamente trasmutata nel taglio di stuoie, cercato netto e definitivo.

Ecco, preparandoci, se mai ci possa essere “preparazione” ad uccidere, con “Girare le ruote”. Ognuno vi legga dei precetti del mitico imperatore giallo la loro realizzazione di corpo e movimento, oppure la riscoperta e modifica del rapporto con la propria Ombra, con la parte nascosta e selvaggia che dimora in noi e così energia di vitalità ed erotismo lungo il corpo fino alla possibile esplosione repentina al momento del bisogno, o, ancora, semplicemente ed efficacemente, il lavoro sulla catena cinetica posteriore e la connessione articolare.

I fondamentali di fendenti, a prendere confidenza con l’arma e quel che ci faremo. Le prime quattro sequenze base del Tameshigiri. I “Rinto Kata”, kata di combattimento, a vuoto ed in coppia, per iniziare ad assaporare lo scontro, il rapporto violento e crudele con l’altro da sé. E nessuno, proprio nessuno, “è” senza considerare e persino essere l’altro.

Giovanni accende l’incenso, perdono ai morti. Disponiamo i katana a terra in cerchio, perché, dopo anni di astinenza dal taglio, vogliamo rafforzare lo spirito di gruppo e pure il rapporto di gruppo, di piccolo clan, con le nostre armi.

Ognuno taglierà, dedicando il primo taglio a sé e accompagnandolo con una frase a sé, solo a sé, dedicata. Il secondo taglio sarà dedicato a qualcuno del gruppo, del piccolo clan, manifestando la dedica con una frase.





“Cercate la gioia da cui è cominciato il viaggio” (B. Bainbridge Cohen)

Le immagini, dei e diavoli, che arrivano in superficie, vi sono spinte da un sentire incerto e confuso che va a delinearsi, tratti e chiaroscuri finalmente palpabili, nel corso stesso della pratica Tameshigiri, che è insieme ricerca ed avventura, slancio in avanti e timido ritrarsi. 

Per noi Spirito Ribelle, la tensione al mutamento è principio del vivente, ed ognuno di noi può essere creatore dei mutamenti ed insieme capace di coglierne il meglio quando non in grado di crearli lui stesso ma costretto a subirli. Come a dire, attacco e difesa.

Chiudiamo l’incontro, sole del mezzodì alto nel cielo, consapevoli di vivere al servizio della bellezza, quella anche tragica, anche illusoria, e lo facciamo quanto più impetuosamente tanto più è delicata, transitoria, mutevole appunto, in quel luogo scelto senza tempo, dove albergano più gioie perché ci sono più pericoli.

“Non potrete mai chiamare il vento, ma potete lasciare la finestra aperta” (Bruce Lee)


Grazie Giovanni per la scelta del posto e la perfetta organizzazione.

 




 

 

 

 

 

2 commenti:

  1. Un sole caldo riflette sull'acciaio, argenteo e letale, mentre un cinguettio fa da sottofondo in questo spazio agreste. Oche dal lungo collo ci osservano a distanza,una gallina si ripara sotto le piene di una delle due starnazzanti.
    Noi,un piccolo grande Clan di guerrieri,eretici, cercatori, amici,riusciamo tra mille peripezie a incontrarci per il Tameshigiri.
    Il primo taglio per me stesso, per nutrire l'ombra,riconoscerla e sfamarla, perché anch'essa deve nutrirsi, che un animale affamato è difficile poi da gestire.
    Una a voi tutti, amici,compagni nella Via. Pulito, preciso e mortale, lodato da voi che dall'esterno avete visto ciò che io non ho guardato, io lo vivevo, l'ho vissuto, il finale in Do ,quando ho terminato e sentivo un fumo denso uscite dalle narici.
    L'ultimo a me,con un po' di cattiveria ...
    La sacralità di un uccisione rituale, la sacralità della Vita che incede,nel suo scorrere..la Morte quanto valore dà alla vita?la Morte, quanto valore dà alla Vita!!

    Oss!!
    Giovanni

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  2. Verità. Una parola meravigliosa quanto singolare. Parlare di una verità e non di molteplici verità è molto più affine al delirio che non alla radice della verità stessa. E forse è il delirio che accomuna lo spirito degli eredi di macerie e ceneri dalle quali, però, non risorgerà mai alcuna fenice. Macerie di quella che si vestiva con i migliori abiti di una scuola marziale per nascondere la sua identità settaria. Ceneri di scheletri negli armadi di coloro che si ponevano nella posizione di Sensei ma che, di Sensei, non avevano nemmeno la concezione del significato. Verità. Verità non dette, nascoste, intrighi e ipocrisie degne dei peggiori romanzi harmony di seconda mano. E poi condivisione di idee strampalate. Cospirazioni. Grandi disertori del quotidiano e dell'ordinario perché questi non sono alla vostra portata. Adepti di religioni inventate ad hoc per risparmiare quel briciolo di dignità che vi permette ancora di guardarvi allo specchio. Lo ZNKR non ha meritato nemmeno il seppuku del samurai ma è stato seppellito dalla propria essenza. Arigato.

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