Ora, anni di benessere e difesa affidata ad altri, di armi
da fuoco e morti per cause le più svariate e apparentemente improbabili, quelle
storie, quelle spade impugnate da mani umane a volte tremanti altre audaci,
risultano inutili, superflue, quando non ridicole, anacronistiche, per alcuni
persino volgari e truculente.
Chissà se i cinque Spirito Ribelle, di hakama
vestiti e katana al fianco, hanno compreso un’altra verità, profonda e
nascosta, nascosta agli occhi e al cuore dei più, massa informe e supina negli
accordi sempre uguali del tran tran quotidiano, oppure semplicemente e
colpevolmente hanno dimenticato, in questa mattina di sole e cielo azzurro alla
Cascina Contina, le leggi che obbligano a vivere in un solo modo
consentito, e in un solo modo consentito trasgredirle perché modo partorito da
quelle leggi stesse sì che non possano essere realmente stravolte, cambiate.
“Voi, che giudicate gli uomini dal manico e dal
fodero, come posso farvi riconoscere una buona lama?”
(J. M. Grant)
Oggi, Seminario Kenshindo dedicato al Tameshigiri,
l’uccisone del nemico simbolicamente trasmutata nel taglio di stuoie, cercato
netto e definitivo.
Ecco, preparandoci, se mai ci possa essere “preparazione”
ad uccidere, con “Girare le ruote”. Ognuno vi legga dei precetti del mitico
imperatore giallo la loro realizzazione di corpo e movimento, oppure la riscoperta
e modifica del rapporto con la propria Ombra, con la parte nascosta e selvaggia
che dimora in noi e così energia di vitalità ed erotismo lungo il corpo fino
alla possibile esplosione repentina al momento del bisogno, o, ancora,
semplicemente ed efficacemente, il lavoro sulla catena cinetica posteriore e la
connessione articolare.
I fondamentali di fendenti, a prendere confidenza con
l’arma e quel che ci faremo. Le prime quattro sequenze base del Tameshigiri. I
“Rinto Kata”, kata di combattimento, a vuoto ed in coppia, per iniziare ad
assaporare lo scontro, il rapporto violento e crudele con l’altro da sé. E
nessuno, proprio nessuno, “è” senza considerare e persino essere l’altro.
Giovanni accende l’incenso, perdono ai morti. Disponiamo i
katana a terra in cerchio, perché, dopo anni di astinenza dal taglio, vogliamo
rafforzare lo spirito di gruppo e pure il rapporto di gruppo, di piccolo clan,
con le nostre armi.
Ognuno taglierà, dedicando il primo taglio a sé e accompagnandolo con una frase a sé, solo a sé, dedicata. Il secondo taglio sarà dedicato a qualcuno del gruppo, del piccolo clan, manifestando la dedica con una frase.
“Cercate la gioia da cui è cominciato il viaggio”
(B. Bainbridge Cohen)
Le immagini, dei e diavoli, che
arrivano in superficie, vi sono spinte da un sentire incerto e confuso che va a
delinearsi, tratti e chiaroscuri finalmente palpabili, nel corso stesso della
pratica Tameshigiri, che è insieme ricerca ed avventura, slancio in avanti e
timido ritrarsi.
Per noi Spirito Ribelle, la tensione al mutamento è
principio del vivente, ed ognuno di noi può essere creatore dei mutamenti ed insieme
capace di coglierne il meglio quando non in grado di crearli lui stesso ma
costretto a subirli. Come a dire, attacco e difesa.
Chiudiamo l’incontro, sole del
mezzodì alto nel cielo, consapevoli di vivere al servizio della bellezza,
quella anche tragica, anche illusoria, e lo facciamo quanto più impetuosamente
tanto più è delicata, transitoria, mutevole appunto, in quel luogo scelto senza
tempo, dove albergano più gioie perché ci sono più pericoli.
“Non potrete mai chiamare il vento, ma potete
lasciare la finestra aperta” (Bruce Lee)
Grazie Giovanni per la scelta del posto e la
perfetta organizzazione.
Un sole caldo riflette sull'acciaio, argenteo e letale, mentre un cinguettio fa da sottofondo in questo spazio agreste. Oche dal lungo collo ci osservano a distanza,una gallina si ripara sotto le piene di una delle due starnazzanti.
RispondiEliminaNoi,un piccolo grande Clan di guerrieri,eretici, cercatori, amici,riusciamo tra mille peripezie a incontrarci per il Tameshigiri.
Il primo taglio per me stesso, per nutrire l'ombra,riconoscerla e sfamarla, perché anch'essa deve nutrirsi, che un animale affamato è difficile poi da gestire.
Una a voi tutti, amici,compagni nella Via. Pulito, preciso e mortale, lodato da voi che dall'esterno avete visto ciò che io non ho guardato, io lo vivevo, l'ho vissuto, il finale in Do ,quando ho terminato e sentivo un fumo denso uscite dalle narici.
L'ultimo a me,con un po' di cattiveria ...
La sacralità di un uccisione rituale, la sacralità della Vita che incede,nel suo scorrere..la Morte quanto valore dà alla vita?la Morte, quanto valore dà alla Vita!!
Oss!!
Giovanni
Verità. Una parola meravigliosa quanto singolare. Parlare di una verità e non di molteplici verità è molto più affine al delirio che non alla radice della verità stessa. E forse è il delirio che accomuna lo spirito degli eredi di macerie e ceneri dalle quali, però, non risorgerà mai alcuna fenice. Macerie di quella che si vestiva con i migliori abiti di una scuola marziale per nascondere la sua identità settaria. Ceneri di scheletri negli armadi di coloro che si ponevano nella posizione di Sensei ma che, di Sensei, non avevano nemmeno la concezione del significato. Verità. Verità non dette, nascoste, intrighi e ipocrisie degne dei peggiori romanzi harmony di seconda mano. E poi condivisione di idee strampalate. Cospirazioni. Grandi disertori del quotidiano e dell'ordinario perché questi non sono alla vostra portata. Adepti di religioni inventate ad hoc per risparmiare quel briciolo di dignità che vi permette ancora di guardarvi allo specchio. Lo ZNKR non ha meritato nemmeno il seppuku del samurai ma è stato seppellito dalla propria essenza. Arigato.
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