Le Arti Marziali sono spesso associate alla forza, alla tecnica e alla disciplina. Tuttavia, al di là della precisione dei movimenti e della potenza dei colpi, o meglio, sotto l’evidenza di potenza e precisione, esiste un mondo più sottile e meno conosciuto, fatto di gestualità interne e principi invisibili che trasformano un combattente in un autentico artista marziale.
Durante l’incontro settimanale del Martedì, il giorno 20
Maggio, ho voluto esplorare alcuni di questi aspetti fondamentali ma spesso
trascurati. Sono questi elementi, più che la mera esecuzione di tecniche, a
contribuire (insieme ad altri) al cuore pulsante di una pratica marziale
consapevole e profonda.
In
questo articolo, ti porterò oltre la tecnica, alla scoperta di quei tesori
spesso
occultati che fanno la differenza.
L’apertura dell’incontro si
avvale, al solito, di esercizi e movimenti che, a differenza del
“riscaldamento” in uso nei Dojo e nelle palestre che è limitato ad una
ginnastica più o meno capace di “riscaldare” la temperatura corporea, apre
invece ad una graduale modificazione dello stato di coscienza, una
leggera trance. L’attività mentale a carattere logico – deduttivo scivola
sullo sfondo, mentre si affacciano in primo piano l’esperienza senso – motoria,
l’attitudine immaginativa e la disponibilità alla partecipazione emozionale.
Altrimenti è solo ginnastica meccanica, non certo pratica
di corpo consapevole, tantomeno Arte Marziale!!
- Oggi, vi inserisco una piccola
sequenza di gesti che stimolano il punto rene 27, qui coinvolto nella
sua funzione di facilitatore della discesa dell'energia e apertura alla
capacità di prendere decisioni. Come sempre, introduco anche una breve
spiegazione per chi sia poco interessato alla Medicina Tradizionale Cinese. In
questo caso, la sequenza opera una mobilizzazione dello sterno, attivando quei
muscoli (1) sopiti che non sappiamo più utilizzare (quanti sanno muovere
lo sterno (e solo lo sterno, non le spalle!!) in ogni direzione? Con esso,
investiamo anche la muscolatura dorsale (2) che ottunde l’elasticità
delle scapole: Eppure sono le scapole che, prime, portano (o dovrebbero
portare) le braccia nello spazio!! Ah. L’importanza di gestire i
micromovimenti, solo così capaci di coadiuvare e non frenare i macromovimenti.
Sequenza eseguita spalancando al massimo la bocca e
forzando la lingua in fuori.
La bocca è organo espressivo centrale del linguaggio
corporeo, indica lo stato emotivo dell’individuo. Spalancare oltremodo la bocca
consente di espellere tutte le emozioni represse, le cose non dette; distrugge
il limite imposto del non urlare, non alzare la voce; mostra una piccola parte
di sé, sempre tenuta nascosta, come possibilità di mostrare parti ancor più
grandi, fino a mostrare, senza maschere e difese, il sé. Attiva muscoli
facciali anche questi usati poco e con range limitati. Nel “Chi Kung
Spontaneo” la pratica dell’animale Tigre contempla lavori a bocca
spalancata: le fauci della Tigre (3)
La lingua, che nella MTC ospita i diversi organi interni,
una volta cacciata fuori con veemenza, assolve anch’essa al compito di
espellere e contemporaneamente mostrarsi. Utilizzata quasi esclusivamente per
masticazione e deglutizione e articolazione dei suoni, per assaporare e
incorporare la realtà, dando corpo alle idee, come avviene nel linguaggio, qui
stravolge le convenzioni (guai a tirare fuori la lingua!!) introducendo il
praticante “all’attitudine immaginativa e alla disponibilità alla
partecipazione emozionale”, fondamentali per un riscaldamento che sia
autentica apertura ad una pratica artistica, una pratica marziale.
- Proseguo nel percorso ed affronto,
affinandola, quella che per alcune scuole di pratica e pensiero è la
sostanziale differenza tra Tai Chi Chuan stile Chen e Tai
Chi Chuan stile Yang.
Il primo procede dal basso verso l’alto. Il corpo cede sul
terreno, da esso le articolazioni si mettono in modo a risalire lungo il corpo
fino alle estremità. Praticamente un processo di spinta,
Il secondo procede dall’alto verso il basso. La testa avvia
un movimento circolare che attiva, a scendere, le articolazioni. Praticamente
un processo di trazione.
Testiamo, poi, quanto sopra praticando una piccola parte
della forma Tai Chi Chuan una volta in modalità Chen
e l’altra in modalità Yang.
- Arriva il momento di affrontare il “flusso”:
Il flusso si riferisce alla qualità della dinamica del movimento, al modo in
cui l'energia si manifesta in un movimento.
Il flusso, quindi, fornisce una classificazione delle diverse qualità
dinamiche del movimento, consentendo di analizzare e definire il modo in cui
l'energia si muove e si trasforma durante il movimento.
Il flusso può essere libero, che è cedevole,
fluente, appassionato, semplice, oppure contenuto, che è attento, cauto,
controllato, moderato.
Il fattore di movimento flusso è associato alla facoltà
umana di partecipazione con precisione o, detto altrimenti, progressione. La
capacità di accordarsi al processo di realizzazione, cioè di relazionarsi
all’azione. Si può controllare e vincolare il flusso naturale di questo
processo o lasciare che scorra libero e senza ostacoli. (4)
L’interazione consapevole di questi due modi, contribuisce
a creare movenze davvero fluide, tanto aggraziate quanto, all’occorrenza,
esplosive. Ogni praticante, nel corso del cammino marziale, costruirà un amalgama
del tutto personale in grado di connotare il suo personale “stile” di
movimento. Per farlo, però, ne occorre la consapevolezza.
Studiamo il flusso prima con movimenti indotti dal
quotidiano, poi liberi, infine nella forma di Tai Chi Chuan.
- Una caratteristica del Taiki
Ken, ben visibile già dai filmati del Maestro Sawai, il
fondatore, è come il corpo lanci e si muova in una direzione mentre gli arti
vanno nella direzione opposta. Questo crea una forza notevole, che lenta è
pastosa, rapida è esplosiva e dirompente. Si forma come un arco in tensione
corpo / arti, una molla carica di energia. Caratteristica che, a mia
esperienza, non vedo granché applicata altrove. Non sanno o non sono capaci?
Boh?!
Ancora una volta testiamo quanto sopra nella forma di Tai
Chi Chuan. Il difficile compare quando le braccia si muovono
diacroniche: Lì occorre che il movimento nasca davvero dal corpo, consapevoli
delle spirali interne e del procedere dell’onda cinetica.
Dopo una breve rivisitazione di Pen Lu Ji Han,
i quattro cancelli base del Tai Chi Chuan, praticati prima in senso
orario poi antiorario (e qui si aprirebbe una riflessione sulle transizioni
circolari nello spazio (5), il loro senso emozionale, i richiami della
Tradizione Sufi e delle danze di Gurdjieff, ma non voglio appesantire
ulteriormente l’incontro. Sarà per una prossima volta), passiamo a testare
quanto sopra nei
Maki. Maki,
“avvolgere”, uno dei tanti giochi di contatto di mani che abitano il repertorio
Spirito Ribelle. Quando l’opponente porta una percossa al volto o al
busto, il ricevente, movimento spiraloide nei femori e onda nel corpo tutto,
accoglie accompagnando come su un “binario morto” l’attacco in una direzione
evasiva mentre il corpo si pone nella direzione opposta. Occorre non girarsi
sui fianchi perché così si sarebbe esposti ad un successivo attacco e si
perderebbe la linea centrale, questa sì fondamentale per reggere eventuali
altri attacchi quanto per contrattaccare noi stessi.
E’ un lavoro corporeo sottile e profondo. Potrei, forse,
aiutarne la comprensione entrando nel “serpente curioso” o “serpente sorpreso”,
uno dei quattro insegnamenti base del Maestro Wang Xiang Zhai (il
fondatore dello Yi Quan. Gli altri sono, magari chiamati con
altri nomi a seconda delle Scuole, la gru, il drago, l’onda), ma preferisco
soprassedere. Anche perché la pioggia, da ospite curioso, si è fatta arrogante
e sfacciata.
Poco ancora, e chiudiamo l’incontro di questo Martedì,
giorno 20 Maggio, qui ai giardini Marcello Candia in Milano.
Tra poco saremo in pizzeria a salutare Vanni e Matteo
che partiranno alla scoperta della Tailandia e della Cambogia e che, io lo so
in anteprima (i vantaggi di essere il Sensei!!), sarà anche
l’occasione per loro di presentare le nuove maglie Spirito Ribelle, con
il Mon rinnovato e non solo. Il percorso dentro il tesoro delle
Arti Marziali continua.
Spirito
Ribelle
uguali
a nessuno.
1. 1. muscoli
intercostali, sternocleidomastoideo, pettorali, diaframma e triangolare dello
sterno
2. 2. trapezio, romboide maggiore e minore, dentato anteriore ed elevatore della scapola
3. 3. La
pratica dell’ANIMA – Le Tigre sostiene ed aiuta chi abbia un carattere ed un
atteggiamento dipendente, con paura del contatto e di essere aggressivo. Si
porta la persona nel territorio della Tigre, che è difendersi attaccando,
sviluppare prontezza e coraggio, costruire energia difensiva.
4. 4. Per
saperne di più: R. Laban ‘L’Arte del Movimento’ o, meglio ancora, gli incontri
del Lunedì che Micaela Sapienza tiene alla Fabbrica del Vapore, Milano