Nel silenzio fertile tra due avambracci che si sfiorano, si origina un linguaggio antico. Non fatto di parole, ma di pressioni, cedimenti, spirali. È il preludio ai Push Hands /Sueishou, ma già qui, in questi giochi preparatori, si dischiude un mondo: Quello dell’ascolto incarnato.
Due corpi si incontrano. “A” preme, con volontà che non è aggressione, ma proposta. “B” non risponde con forza, ma con densità. Assorbe, addensa, scarica al suolo. Come la pioggia che non combatte la dura superficie, ma la attraversa, goccia dopo goccia.
Gli avambracci si toccano. Cerchi invisibili si disegnano nell’aria. Non c’è chi comanda, non c’è obiettivo. Solo il seguire, l’essere condotti, il lasciarsi plasmare dal ritmo dell’altro, dal ritmo condiviso.
“A” a volte si fa pieno, altre si fa vuoto. “B” resta in ascolto, come il mare che accoglie ogni onda. Non c’è reazione, ma presenza. Non c’è difesa alcuna, ma disponibilità totale.
La pelle diventa sensore. Le ossa, antenne. Ogni variazione di ritmo, ogni cambio di direzione, è un messaggio. “A” parla con il corpo, “B” intensifica l’ascolto, si apre ad ogni pur modesta variazione.
Quando “A” preme, “B” non si oppone. Si flette impercettibilmente, devia, cede. Minuscoli movimenti, nascosti dentro la flessibilità del corpo, articolazioni e tessuto connettivo, sorta di totale intelligenza motoria. Non si lascia squilibrare, ma danza con la forza ricevuta.
È un gioco sacro. Un laboratorio di relazione. Qui si impara a non dominare, ma a dialogare, a non vincere, ma a comprendere.
Push Hands /Sueishou non sono solo tecnica. Sono poesia in movimento, filosofia incarnata. Sono l’arte di essere con l’altro, senza mai perdere se stessi.
Poi, Push Hands / Sueishou veri e propri, fino allo scambio libero, Sanshou. Ma non ora, non oggi, non in questo breve video.
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