Il Tai Chi Chuan danza
cerchi, cerchi dentro cerchi, come onde che si rincorrono senza mai toccare il
bordo.
Esperienze di verticalità nel cerchio
Dov’è la linea retta? Dov’è l’allineamento? Si nascondono
nell’arte sottile di non smarrire il centro, mentre il mondo gira intorno.
Il corpo è un archivio muto: Una mappa di gesti passati e
una predizione di movimenti futuri. Ogni postura è un’eco che rimbalza, ogni
inclinazione, un presentimento.
Noi Spirito Ribelle pratichiamo Tai Chi Chuan,
Pa Kwa / Hakkeshou, Taiki Ken, nei cerchi come in
un labirinto di vento, attenti a non perdere l’orientamento, affidandoci
all’intuizione.
Ogni gesto non è mai solo presente, è memoria viva, è aspettazione
che vibra, è spirale che coniuga ciò che è stato a ciò che sarà.
E così il corpo marziale danza, non per imitare, non
per arrivare, ma per rammentare e anticipare il cerchio che verrà.
Perché nel cuore di ogni Arte Marziale autenticamente
interpretata, dunque che si muove come una danza dolce e consapevole, si nasconde
un paradosso affascinante: “Il Tai Chi è fatto di cerchi, cerchi dentro
altri cerchi. Quindi dov'è l'allineamento, la linea retta? Bene, è questa
l'arte! Come muoversi attraverso i cerchi senza perdere il senso
dell'orientamento e l'obiettivo finale” (così scrive Laurie Anderson nella
prefazione a ‘Il mio Tai Chi. L’arte dell’allineamento’ di Lou Reed, che mi
permetto di consigliare). Il praticante si immerge in una geometria fluida,
dove ogni gesto è una spirale che si apre e si richiude, un moto che non ha
inizio né fine, ma che procede verso una direzione apparentemente invisibile,
un asse interiore.
Questa danza circolare non è mai casuale. Ogni posizione
del corpo, ogni inclinazione del busto o flessione del ginocchio, è l’effetto
di ciò che è appena accaduto o di ciò che è lì per accadere. Rudolf Laban, coreografo
e teorico del movimento, lo esprime così: “La posizione del corpo è sempre
il risultato di movimenti precedenti o l'anticipazione di movimenti futuri, che
lasciano la loro impronta nel portamento corporeo o la fanno presagire.” (R.
Laban ‘L’arte del movimento’).
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| Alternanza di spinta e trazione nella densità di corpo in movimento |
Il corpo, dunque, è un immane libro vivente, una memoria in movimento in grado di scrivere sempre nuove pagine.
Questa memoria si manifesta nei cerchi. Ogni gesto è un’eco
del precedente e un’anticipazione del susseguente. Il praticante non si muove
mai da un punto ad un altro in linea retta, ma propone gesti e percorre
traiettorie che aggomitolano lo spazio, come se il tempo stesso fosse materia
fluida da attraversare. Eppure, in questa apparente assenza di linearità, si nasconde
una profonda coerenza: L’allineamento non è geometrico, ma intuitivo. È la
capacità di mantenere la rotta interiore mentre il corpo disegna arabeschi
nello spazio.
Se Laban, e la sua pratica lo testimonia, ci invita a interpretare
il corpo come una scrittura: Ogni gesto lascia una traccia, ogni postura è una
parola che narra il passato e anticipa il futuro, Laurie Anderson e Lou Reed ci
mostrano come, nelle Arti Marziali Neijia / Naido, questa scrittura
si fa cerchio e il cerchio esprime l’intuizione. Il corpo non è mai fermo e
statico, ma, anche nelle posture apparentemente ‘immobili’, sempre in
transizione, in equilibrio tra ciò che è stato e ciò che sarà.
In questa prospettiva, le Arti
Neijia / Naido non sono semplicemente un’arte di combattimento né
una pratica salutistica, quanto una filosofia del movimento, filosofia
incarnata. È l’arte di vivere l’inevitabile scorrere del tempo attraverso
lo spazio, di muoversi nei cerchi senza perdere il centro. È la relazione incessante
tra memoria e anticipazione, tra forma e flusso, tra la linea invisibile che
guida e il cerchio che avvolge.

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