In un mondo che sempre più
corre, che accelera, che consuma esperienze come fossero trofei da bacheca, la
pratica delle Arti Marziali ci invita a rallentare. Non per sottrarci alla
vita, ma per penetrarla, viverla con maggiore intensità. Viversi intensamente e
intensamente abitare l’ambiente in cui stiamo necessita della pazienza di
attraversarli lentamente: Le Arti Marziali, nella loro forma più autentica, di Bujutsu
che si fa Budo, sono un percorso da compiere a piccoli passi, con
respiro profondo e profondo guardare.Tanren 1 Serpente Curioso, la diversità tra onda Chen e Yang
“In
quanto società dell’azione, la società della prestazione si evolve lentamente
in una
società del doping”
(Byun
Chul Han. ‘La società della stanchezza’)
Il tempo del corpo integrato
Ogni gesto marziale, dal
semplice saluto alla più complessa combinazione di spostamenti, calci e pugni,
è un invito a sincronizzarsi con il tempo interiore. Non si tratta di eseguire,
ma di abitare il movimento. Quando il corpo rallenta, la parte mente si
apre a nuove ed inaspettate scoperte. Quando il ritmo si fa più dilatato,
l’ascolto si fa più profondo. In questa lentezza consapevole, il marzialista
scopre che la forza non è nella rapidità, ma nella presenza, nell’essere con
tutto se stesso nel “qui ed ora”.
“È
alla pacatezza che ambisco, quello della vela sopra un mare che la asseconda”
(Litfiba.
‘Vivere il mio tempo’ https://youtu.be/bQTmk_o7rk4?list=RDbQTmk_o7rk4)
Lentezza come Via alla profondità
Nelle pratiche di Arti Neijia
Kung Ku / Naido, è la lentezza il principio fondante. Ogni gesto si
dilata, si esplora, si materializza nel vuoto. Ogni gesto è un fluire. La
padronanza della rapidità nasce proprio dalla comprensione originata nella
lentezza laddove l’insegnamento principale è il sentire quando e come.
Percepire sé e con sé l’altro; abitare consapevolmente lo spazio condiviso;
cogliere yomi e yoshi (1) e farlo nel
momento giusto, quello del silenzio che permette l’ascolto.
![]() |
Movimenti liberi a sperimentare onda Chen e onda Yang |
“Tutto
ciò che è squisito matura lentamente”
(Schopenhauer
‘ Parerga e paralipomena’)
La dolceza che è forza
“Più lento, più profondo, più dolce”
non è una rinuncia alla forza, ma una sua trasfigurazione. Nelle Arti Marziali,
la dolcezza è la capacità di fluire, di adattarsi, di trasformare la
rigidità in apertura. È la forza che non rompe, ma piega. Che non domina, ma
guida. È il principio dell’acqua che scava la roccia con pazienza. E’ l’acqua
che, con la formazione costante e la passione mai sopita, un giorno, forse,
diverrà vapore: Intoccabile, invisibile.
“
Con
la dolcezza sei invincibile, tieni al guinzaglio
anche il vento”
(attribuita
ad A. Aschiarolo)
Movimenti liberi a sperimentare onda Chen e Yang
Attraversare sé stessi
Praticare un’Arte Marziale
significa attraversare sé stessi. Significa incontrare la propria Ombra
(2): Paure, pulsioni … istinti. E farlo lentamente, con rispetto, senza
la pretesa di cancellarli o dominarli. Perché solo nella lentezza si può
davvero sentire e solo sentendo si può davvero comprendere, accettare,
trasformare. La conoscenza di sé non è un dato, ma un percorso. E l’ambiente,
che è il Dojo, quattro mura e un tetto come pure uno spazio
aperto, che è il compagno di pratica, diventa specchio e terreno di questa
esplorazione.
"L'obiettivo
non è solo quello di distruggere l'avversario, ma prima di ogni cosa
di
vincere la propria ansia, la collera, la follia che è insita in ognuno di
noi".
(Bruce
Lee)
Le Arti Marziali non sono solo tecniche di difesa ed offesa
per non soccombere (Bujutsu). Sono una Via (Budo) e
come ogni autentica Via, richiedono pazienza, tempo, ascolto, passione e
profondità. Richiedono la saggezza di chi non ha fretta di arrivare, ma desidera
davvero essere.
PS) Ecco perché il Maestro
Sugino Yoshio, alle soglie degli ottant’anni, non aveva problemi a dominare,
bokken in pugno, colpi e fendenti di allievi, alcuni Maestri a loro volta, ben
più giovani di lui; il Maestro Tokitsu Kenji, pur appesantito dagli infortuni e
ormai vicino agli ottanta, piega la resistenza che gli oppongono aitanti
giovanotti grossi come armadi; il Maestro Xia Chaozen lo trovo ben più solido e
micidiale ora che si approssima ai sessant’anni di dieci anni or sono.
1. Succintamente, chiamiamo Yomi percepire la
volontà dell'avversario, Yoshi cadenza e ritmo.
2. Gli aspetti della natura pulsionale dell’individuo che, per
incompatibilità con la forma di vita scelta coscientemente e le regole sociali,
non vengono vissute e si uniscono a formare nell’inconscio una personalità
parziale relativamente autonoma.
Nessun commento:
Posta un commento