venerdì 12 settembre 2025

Più lento, più profondo, più dolce: la Via marziale verso la conoscenza di sé

 


Tanren 1 Serpente Curioso, la diversità tra onda Chen e Yang
In un mondo che sempre più corre, che accelera, che consuma esperienze come fossero trofei da bacheca, la pratica delle Arti Marziali ci invita a rallentare. Non per sottrarci alla vita, ma per penetrarla, viverla con maggiore intensità. Viversi intensamente e intensamente abitare l’ambiente in cui stiamo necessita della pazienza di attraversarli lentamente: Le Arti Marziali, nella loro forma più autentica, di Bujutsu che si fa Budo, sono un percorso da compiere a piccoli passi, con respiro profondo e profondo guardare.

“In quanto società dell’azione, la società della prestazione si evolve lentamente

in una società del doping”

(Byun Chul Han. ‘La società della stanchezza’)

Il tempo del corpo integrato

Ogni gesto marziale, dal semplice saluto alla più complessa combinazione di spostamenti, calci e pugni, è un invito a sincronizzarsi con il tempo interiore. Non si tratta di eseguire, ma di abitare il movimento. Quando il corpo rallenta, la parte mente si apre a nuove ed inaspettate scoperte. Quando il ritmo si fa più dilatato, l’ascolto si fa più profondo. In questa lentezza consapevole, il marzialista scopre che la forza non è nella rapidità, ma nella presenza, nell’essere con tutto se stesso nel “qui ed ora”.

“È alla pacatezza che ambisco, quello della vela sopra un mare che la asseconda”

(Litfiba. ‘Vivere il mio tempo’ https://youtu.be/bQTmk_o7rk4?list=RDbQTmk_o7rk4)

Lentezza come Via alla profondità

Nelle pratiche di Arti Neijia Kung Ku / Naido, è la lentezza il principio fondante. Ogni gesto si dilata, si esplora, si materializza nel vuoto. Ogni gesto è un fluire. La padronanza della rapidità nasce proprio dalla comprensione originata nella lentezza laddove l’insegnamento principale è il sentire quando e come. Percepire sé e con sé l’altro; abitare consapevolmente lo spazio condiviso; cogliere yomi e yoshi (1) e farlo nel momento giusto, quello del silenzio che permette l’ascolto.


Movimenti liberi a sperimentare onda Chen e onda Yang

“Tutto ciò che è squisito matura lentamente”

(Schopenhauer ‘ Parerga e paralipomena’)

La dolceza che è forza

Più lento, più profondo, più dolce” non è una rinuncia alla forza, ma una sua trasfigurazione. Nelle Arti Marziali, la dolcezza è la capacità di fluire, di adattarsi, di trasformare la rigidità in apertura. È la forza che non rompe, ma piega. Che non domina, ma guida. È il principio dell’acqua che scava la roccia con pazienza. E’ l’acqua che, con la formazione costante e la passione mai sopita, un giorno, forse, diverrà vapore: Intoccabile, invisibile.


Con la dolcezza sei invincibile, tieni al guinzaglio anche il vento”

(attribuita ad A. Aschiarolo)



Movimenti liberi a sperimentare onda Chen e Yang



Attraversare sé stessi

Praticare un’Arte Marziale significa attraversare sé stessi. Significa incontrare la propria Ombra (2): Paure, pulsioni … istinti. E farlo lentamente, con rispetto, senza la pretesa di cancellarli o dominarli. Perché solo nella lentezza si può davvero sentire e solo sentendo si può davvero comprendere, accettare, trasformare. La conoscenza di sé non è un dato, ma un percorso. E l’ambiente, che è il Dojo, quattro mura e un tetto come pure uno spazio aperto, che è il compagno di pratica, diventa specchio e terreno di questa esplorazione.


"L'obiettivo non è solo quello di distruggere l'avversario, ma prima di ogni cosa

di vincere la propria ansia, la collera, la follia che è insita in ognuno di noi".

(Bruce Lee)

Le Arti Marziali non sono solo tecniche di difesa ed offesa per non soccombere (Bujutsu). Sono una Via (Budo) e come ogni autentica Via, richiedono pazienza, tempo, ascolto, passione e profondità. Richiedono la saggezza di chi non ha fretta di arrivare, ma desidera davvero essere.

 

PS) Ecco perché il Maestro Sugino Yoshio, alle soglie degli ottant’anni, non aveva problemi a dominare, bokken in pugno, colpi e fendenti di allievi, alcuni Maestri a loro volta, ben più giovani di lui; il Maestro Tokitsu Kenji, pur appesantito dagli infortuni e ormai vicino agli ottanta, piega la resistenza che gli oppongono aitanti giovanotti grossi come armadi; il Maestro Xia Chaozen lo trovo ben più solido e micidiale ora che si approssima ai sessant’anni di dieci anni or sono.

 

1. Succintamente, chiamiamo Yomi percepire la volontà dell'avversario, Yoshi cadenza e ritmo.

2. Gli aspetti della natura pulsionale dell’individuo che, per incompatibilità con la forma di vita scelta coscientemente e le regole sociali, non vengono vissute e si uniscono a formare nell’inconscio una personalità parziale relativamente autonoma.

 

 

Han, onda a sradicare

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